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Arriva Paolini a presentare il documentario "Via Anelli"

«Padova è razzista», il giovane regista Marco Segato, padovano, ammette l’intolleranza a sfondo razziale dei suoi concittadini. Così a loro si rivolge per affrontare il tema caldo dell’integrazione. Partendo da un fatto, il fatto più concreto di questa Amministrazione: lo sgombero di via Anelli. Oggi documentario da 68’ fitti di vita quotidiana in stile cinematografico. I titolo è «Via Anelli», le registrazioni sono durate due anni, dal 2005 al 2007, percorrendo tutti i lavori di sgombero e traslochi. I protagonisti sono gli attori della vita. «La padovamale che si contrappone alla padovabene - commenta il regista - nello sfondo enigmatico di via Anelli». Nella storia ha investito la Jolefilm del regista Marco Paolini, che nel giovane Segato ha creduto fin dall’inizio. «Abbiamo cominciato le riprese quando è iniziato lo sgombero - racconta Segato - Il prima, dallo spaccio alla criminalità, ne resta fuori. Ci siamo concentrati invece sul lavoro degli operatori mescolato alle voci degli immigrati per raccontare la quotidianità di un luogo tra i più immaginati ma meno conosciuti del nord-est».
«Via Anelli, ormai, è un concetto - aggiunge - un luogo dell’immaginario collettivo: un paradigma al quale si fa ricorso per spiegare al padovano medio la delinquenza straniera e lo spaccio di droga». Come se fosse un filo invisibile che tiene al laccio i migranti. Invece nel documentario non ci sono pusher, né prostitute e nemmeno clandestini. «Ma i ragazzi che avevo conosciuto - spiega Segato - che lì avevano abitato raccono un’altra storia: vite difficili vissute con dignità e semplicità, vite d’operai generici, turnisti, precari, senza un posto migliore dove andare e spesso con una famiglia da mantenere».

La riqualificazione era il momento giusto per raccontare la normalità. «Sono curioso di vedere la reazione nei padovani. Voglio mostrare qualcosa che per troppo hanno preferito non vedere». Lo scontro-incontro è andato in scena. Tuttavia «il documentario non è una denuncia» sottolinea il regista, anche se qualche giudizio trapela e non fa sconti. «Per molto tempo il ghetto è stato un alibi che ha fatto comodo per nascondere le paure, reali ed immaginarie».
Il risultato è un diario, con alcune pagine dure, altre divertenti. Un diario di bordo che andrà in scena per la prima volta martedì 2 dicembre alle 21 all’Astra di via Aspetti. Alla prima saranno presenti il regista Sargato e il produttore Marco Paolini. Poi mercoledì 3 dicembre, sempre alle 21 con a seguire il concerto di Ethel (uno dei giovani protagonista) e i Ziliota Root. Infine giovedì 4 alle 18 proiezione gratuita e replica alle 21. «Vorrei - suggerisce Segato - soprattutto una platea curiosa. Vorrei venisse chi attraverso i tg o i giornali ha intuito di più. Chi vuole sapere come un’Amministrazione pubblica ha risolto un problema drammatico».

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