di Tiberia de Matteis
C'è grande attesa per l'arrivo di Marco Paolini al Teatro Brancaccio, domani e dopodomani, con «Boomers» , una ballata teatral-cybernetica, un nuovo album di racconti dove la memoria collettiva di una generazione viene trasformata in scenari da videogioco in realtà virtuale «vietato ai minori di 48 anni non accompagnati», all'interno del quale Nicola - alter ego/avatar di Marco Paolini ritorna di nuovo giovane nel suo posto-rifugio, il famigerato bar della Jole, per poter rievocare e rivivere avventure, primi amori, faide politiche e un caleidoscopio di 50 anni della storia d'Italia mischiati alla rinfusa da un algoritmo ancora in fase sperimentale. Come fosse un moderno affresco in 8 bit di un mondo nuovo in costruzione, ci si trova a guardare la scena che si svolge sotto un pilone di un ponte autostradale, che passa da un'inaugurazione ad un'altra senza alcuna manutenzione. Sotto al ponte il centro del mondo, il bar della Jole, padrona dell'avvicendarsi di storie e relazioni tra Nicola, clienti abituali e lunatici matti della piazza. Regina lucente per quella fauna di umanità scalcagnata che nei tempi bui in cui vive trova, anche nella luce più fioca, una stella polare cui appoggiarsi, per alleviare la solitudine almeno fino al giorno dopo. Marco Paolini, col suo talento di affabulatore, dà corpo e voce al coro dei personaggi delle storie del bar della Jole.
«Boomers» è anche la storia di un dialogo tra generazioni interrotto, un rapporto padri e figli sfilacciato che si tenta di riallacciare nella realtà ricostruita in un mondo virtuale. Un personale paradiso ideale composto da ricordi e accadimenti storici che nel loro innestarsi, senza ordine cronologico veritiero, creano un Frankenstein narrativo che vive grazie ai racconti-resoconti delle esperienze di gioco che Nicola compie in questo universo creato dal figlio, programmatore di realtà virtuale per una società di videogiochi internazionale.
«Nome comune della generazione più vecchia oggi in scena, "Boomers" è anche un luogo comune dell'immaginario» ha raccontato Marco Paolini, precisando: «Ha senso proiettare sulle generazioni il conflitto tra chi vuole il mondo come adesso e chi ne immagina uno diverso? Quali sono le cose che hanno lasciato il segno e quali no? "Boomers" è sia racconto di memoria che gioco, è mescolanza di virtuale e reale, ballata ribelle al destino e al "così va il mondo", narrata e cantata a due voci. Il bar della Jole è un pianeta di periferia, di una stella periferica di una galassia che passa sopra il bar, il bar sta sotto il pilone di un ponte autostradale che unisce l'Italia, ma trema, vibra, scuote. Le cose corrono veloci lassù ma sotto sembrano ferme. Nel bar si gioca, si impara il mondo, si spara e si canta. Ballate e canzoni sono una mano di antiruggine, un tentativo di manutenzione alla cinghia di trasmissione dell'esperienza, a quel che di buono c'è e va tenuto nella grande accelerazione che tutto cambia, il resto è già passato».
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