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Close Up – Antenati – The grave party di Marco Paolini

La nostra storia è un poema epico in codice, un cammino tortuoso, una saga senza paragoni e noi non siamo né la fine, né il fine di quella storia…”

di Sarah Mataloni

Noto al grande pubblico per Il racconto del VajontMarco Paolini si è sempre distinto come autore e interprete di narrazioni di carattere civile  (Parlamento chimicoMiserabili) e per la naturale facilità di saper raccontare l’evoluzione ( o l’involuzione) della società attraverso la poesia sviluppata, ad esempio,  con il ciclo dei Bestiari.
Creatore di storie e ancorato all’ impegno civile, l’attore-autore bellunese con Antenati, da lui scritto e interpretato, intreccia il nostro presente con le 4mila generazioni che ci collegano ai nostri progenitori comuni, attraverso grandi  tematiche come  l’evoluzione e l’ecologia, le derive del web che segnano il nostro presente,  gli ostacoli attraversati dai nostri antenati in 200mila anni.
Ironico, divertente, misurato e mai sopra le righe, Paolini “convoca” i suoi avi e traccia un racconto molto elaborato della nostra  umanità partendo dal villaggio africano da cui è iniziata la civiltà,  fino alla grande migrazione che  portò i nostri antenati in Europa.
I fili del suo lungo monologo tentano di ricostruire il nostro presente a partire dalla nascita della civiltà con lo scopo di illuminare il nostro futuro o almeno di poter suggerire possibili soluzioni capaci di arginare le derive del nostro presente.
(Foto Gianluca Moretto)

L’intento finale di  Antenati – The grave party  è proprio quello di trovare, quindi,  nuove strade di salvezza e di indagare, attraverso il nostro passato, l’origine dei nostri difetti e delle nostre “tare” proprio perché siamo intrinsecamente legati al passato e “Nessuno di noi è solo uno, nessuno è uno solo uno, io sono fili e non dati, fili, fili…”.

L’ ossatura che tiene in piedi il suo lungo racconto è la nuda parola, che crea, suggerisce e richiede al pubblico  una buona dose di leggerezza, ironia e immaginazione.
Paolini viaggia dunque attraverso 4000 generazioni alternando drammaticità a leggerezza, ironia a serietà,  sottolineando  pregi, difetti  particolarità che ci legano indissolubilmente a ai nostri progenitori comuni.
Il racconto del protagonista, per oltre 100 minuti solo sul palco del Vascello, risulta piuttosto elaborato, a tratti complesso da seguire, capace di stimolare la curiosità e l’ occhio critico del pubblico.
Questo lungo e complesso viaggio dell’umanità è ricco di spunti ma a tratti, seguendo la sola parola, il pubblico rischia di perdersi perché le suggestioni che l’ interprete mette in scena richiedono una soglia di attenzione decisamente alta e un’ immaginazione sempre accesa.
L’ idea è (al solito) ottima,  Paolini, autore e narratore attento e sensibile  è capace di strutturare il suo racconto senza utilizzare toni paternalistici, ma in modo naturale, delicato e al tempo stesso accattivante.
Unico neo di questo riuscitissimo monologo che ci lega ai nostri antenati, è un’eccessiva divagazione di tematiche  che a tratti rischiano di confondere un pubblico non troppo attento e analitico. Antenati- the grave Party  grazie all’ innegabile talento e alla presenza scenica di Paolini risulta, in ogni caso, uno spettacolo da vedere e da applaudire.
Al Teatro Vascello di Roma sino domenica, 19 marzo 2023 (ore 17:00)


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