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Corriere della sera – All’ex Paolo Pini gli «Appunti partigiani»

ESTA / Teatranti e musicisti insieme sul palco

Innanzitutto una festa. Una festa di teatranti e di musicisti che si autoconvocano per qualcosa che solitamente non è possibile fare: lavorare insieme, mescolando generi e stili. Nel bellissimo parco dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini, tornano stasera gli Appunti Partigiani. Un’antologia appassionata di pensieri letti, cantati e ballati, per riflettere e discutere la storia presente, senza dimenticare quella passata. Una festa politica, certo, che raccoglie ogni anno (è la terza edizione) circa diecimila persone: un popolo eterogeneo di cittadini cui viene offerta, come dice Marco Paolini, uno dei capofila della manifestazione, «l’occasione per trovare le ragioni non solo di essere "contro" qualcosa, ma anche "per" qualcosa. Un’occasione per capire cosa succede nel mondo e nella nostra vita di tutti i giorni e che cosa è costituzionale e cosa non lo è!».
La scaletta, come ogni anno, è un oggetto misterioso e in continuo aggiornamento. Ma il bello è proprio questo: «È lo spirito di servizio che caratterizza l’iniziativa! - dice Lella Costa, veterana della kermesse -. La cosa più importante è che da tre anni si riuniscono migliaia di persone senza alcuna convocazione di partito o di bandiera: questo ci ricorda che Milano è meglio di quanto viene detto». Una festa sul filo dell’improvvisazione, dunque, con artisti che intervengono spontaneamente e a titolo del tutto gratuito attorno al tema centrale, proposto quest’anno dagli organizzatori con l’eloquente sottotitolo «Comizi d’amore. 25 aprile in santa pace».
La pace è un argomento che ne abbraccia mille altri, non ultimo la Costituzione (tema centrale dello scorso anno), oggetto di revisioni storiche quanto la Resistenza. «Siamo liberi perché i nostri padri si sono sacrificati per i valori di libertà e democrazia rappresentati dalla Resistenza - dice il musicista Gian Maria Testa, per la prima volta alla kermesse -. Ma, al posto di far entrare questi valori nel nostro Dna, si sta cercando di confondere le idee. Il nostro compito di artisti è quello di cercare un linguaggio differente capace di mediare con le nuove generazioni».
«Quando ero studente durante le assemblee, mi annoiavo terribilmente - confessa Lorenzo, giovane musicista dei Mercanti di Liquore -. Bisogna saper parlare di cose importanti con leggerezza, rivalutare antichi messaggi usando parole nuove. Noi ci stiamo provando. Stasera presenteremo un brano sui fratelli Cervi: due filastrocche scritte da Rodari e interpretate da Marco Paolini che accompagneremo con la nostra musica. Seguirà un piccolo estratto dello spettacolo sulla carta internazionale dei diritti dell’acqua».
Ma il tema del revisionismo storico in un giorno come oggi scalda gli animi: «Niente di nuovo, la storia l’hanno sempre scritta i vincitori - dice Marco Paolini -. Ma al di là dell’indignazione, che ai più ipocriti scatta il 24 aprile, si tratta di un problema culturale. Ciò che dobbiamo comunicare ai più giovani è che l’idea della Resistenza, come quella della Costituzione è nata da un gruppo di persone senza capi che, lottando contro una maggioranza, hanno trovato prima un comportamento, poi un modo politico per esprimerlo. Assomiglia a ciò che sta succedendo con i recenti movimenti no global».

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