Paolini resta un evento per La7, Saviano un po' meno per Raitre. Quella passata è stata la settimana della televisione d' impegno e di parola, con due personaggi poco televisivi - Marco Paolini e Roberto Saviano - impegnati in maratone catodiche di oltre due ore. La tv di Paolini serve alla piccola e «differente» La7 a punteggiare il proprio palinsesto d' eccezionalità: immaginandosi «servizio pubblico», ed escludendo dunque la pubblicità, il teatro civile dei Miserabili colpisce nel segno perché raggiunge perfettamente lo spettatore tipo della rete, il «fedele La7». Che è uno spettatore raffinato, mediamente colto, poco propenso a perdersi nello zapping della generalista (e difatti, spesso, la rete trova in Sky il suo vero competitor), desideroso di «tv impegnata». Il risultato c' è stato e probabilmente ci sarebbe stato anche con la pubblicità: uno share medio del 4,8%, che supera di gran lunga la media consolidata in prima serata. L' aspetto che dovrebbe molto interessare La7 è che sono le fasce giovani-adulte a premiare in particolare Paolini, gli spettatori venti-trentenni (5,6% di share), cui si aggiungono i più tradizionali «fedeli» quaranta-cinquantenni. Non replica invece il picco dello scorso marzo - quando parlò della «Gomorra» vista dai giornali - Roberto Saviano, portato sul palco catodico da Fabio Fazio. La lunga lezione su letteratura e bellezza non ha varcato la soglia dell' 11,5% di share, qualche punto sotto l' abituale media del programma. In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel.
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