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Corriere della Sera – «Sani!» di Marco Paolini – Piccole e grandi crisi raccontate con musica e ironia

L’attore: «Arrivati a un bivio, la scelta c'è sempre»

«Sani!» di Marco Paolini - Piccole e grandi crisi raccontate con musica e ironia

Al Creberg lo spettacolo del drammaturgo bellunese

di Rosanna Scardi

 

La ballata

Lo spettacolo di Marco Paolini alterna storie a canzoni, seguendo un filo conduttore autobiografico.

Le crisi raccontate come occasioni, a volte prese al volo, altre volte incomprese e sprecate. Le racconta Marco Paolini, domani sera, al Creberg in «Sani!», una ballata popolare in cui le storie sono alternate alle canzoni. «Sani - spiega il drammaturgo bellunese - è un modo di salutare che si usa nella valle del Piave, un buon augurio, pieno di significati. La parola deriva dal latino salus, e non riguarda solo la salute fisica».

Il filo conduttore è autobiografico. Nelle sue storie Paolini racconta momenti di crisi piccole e grandi, personali e collettive. Si parte dalla crisi climatica e dal tema della transizione ecologica già narrati nella «Fabbrica del mondo», il progetto di Paolini e Telmo Pievani trasmesso da Raitre a gennaio 2022. «Le crisi sono sul fondo aggiunge l'artista, sono elementi della quotidianità che non trovano spazio nella nostra agenda, non sono emergenze che si chiudono, ma fasi. Conta come ce la raccontiamo: c'è chi dice "lo so già", chi non ha voglia di ascoltare. A teatro devi essere attento a trasformare questi temi in qualcosa che abbia un appeal. io ci provo con ironia, canzoni e racconti, personali, condivisibili. Per far capire che quando sei a un bivio, hai sempre una scelta». In rapida successione, passando attraverso memorie più lontane, si arriva alla crisi imposta dal lockdown nel 2000. «E importante stringere le maglie, costruire nessi - afferma Paolini. Subito dopo la pandemia sapevamo quanto fosse prezioso ritrovarsi. Poi lo spettacolo si è adeguato al tempo, il teatro è attualizzabile, anche se ha un respiro lento». Il senso della narrazione è che le crisi non vengono a caso, ma hanno un significato preciso. Sono un segnale che si può ignorare o cogliere. «Non voglio fare da Cassandra - dice l'artista - né spaventare, ma è sempre meglio poter scegliere piuttosto che accettare la condizione della vittima. Dovremmo pensare tutti i giorni ai nostri figli, a chi viene dopo di noi. Per questo il racconto teatrale deve essere qualcosa che resta dentro, uno stimolo, un tarlo, un pugno nello stomaco». Alle 21.

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