di Mariarosa Gallo
L'audacia di una narrazione gemellata, fra il racconto pindarico voluto dal drammaturgo Marco Paolini e la trasposizione onirica realizzata dal regista britannico Matthew Lenton che intende unire concetti e vissuti latitudinalmente e strutturalmente lontani, ci mette subito in contatto con una bidimensionalità apparentemente distonica. L'io narrante Paolini, in camicia a quadrettoni e marcata inflessione veneta, snocciola, in un durevole soliloquio, le sue riflessioni intorno ad un fatto senza precedenti: il furto del 2001, mai denunciato, dei taccuini di Charles Darwin presso la biblioteca dell'Università di Cambridge e la restituzione spontanea dopo 22 anni.
La cornice retrospettiva si divincola dal presente indicativo grazie ad un ardito flashback che porta l'orologio indietro rispetto ad "adesso" e parallelamente temporalmente molto in avanti in relazione all'epoca in cui i preziosi appunti del celeberrimo naturalista inglese, frutto di un profondo studio e desiderio di inoppugnabilità della rivoluzionaria teoria evoluzionistica che ne conseguì, vennero vergati e accumulati, nei quali venne tracciato il primo albero evolutivo sulla scorta di una ipotesi dimostrabile di trasmutazione delle specie.
L'assist di collegamento tra dissimiglianti episodi e lontanissimi periodi, il XIX° e il XXI° secolo, è frutto di un'inedita parabola che collega l'oggetto del saccheggio e le relative riflessioni sui pregiati contenuti, all'ipotetico soggetto della clamorosa estorsione, Fernando Morión Nevada, travolto accidentalmente nel deserto del Mojave, al confine con il Nevada, dal camper di Sue Ellen (Clara Bortolotti) e Sunny (Cecilia Fabris) in fuga dal Burning Man Festival, interrotto da una pioggia alluvionale.
In questa pièce, l'autore tratteggia con una tecnica piuttosto persuasiva, la figura del medico e filosofo naturalista come un antieroe, impegnato a cesellare pervicacemente, grazie ad un illuminante viaggio intorno al mondo durato 5 anni, la sua rivoluzionaria Teoria dell'Evoluzione prima di pubblicarla il 24 novembre 1859 e a latere sviluppa una ingegnosa affabulazione contemporanea volta ad una riflessione di carattere ecologico e antropologico.
La presente recensione si riferisce allo spettacolo del 7 febbraio 2025
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