di Natalia Distefano
Dopo la pre-apertura in salsa hollywoodiana, con un Francis Ford Coppola instancabile che - a 85 anni - per due giorni è stato protagonista da un capo all’altro di Roma (da Cinecittà al Campidoglio, dove ha ricevuto la Lupa Capitolina, passando dall’Auditorium per l’anteprima nazionale del suo ultimo film «Megalopolis», fino all’incontro con Alice Rohrwacher al Cinema Troisi), ieri ha preso ufficialmente il via la 19esima edizione della Festa del Cinema, diretta da Paola Malanga.
E lo ha fatto, invece, con un red carpet quasi tutto italiano, e con un film d’apertura che parla della storia nazionale recente: «Berlinguer. La grande ambizione» diretto da Andrea Segre, primo titolo del Concorso Progressive Cinema, interpretato da Elio Germano (nei panni dell’ex segretario del Partito comunista italiano), Paolo Pierobon, Roberto Citran, Fabrizia Sacchi, Elena Radonicich, Paolo Calabresi, Andrea Pennacchi e Giorgio Tirabassi. «Non un semplice biopic — hanno spiegato Segre e Germano — ma un vero e proprio atto politico. Che inquadra un momento chiave della sua storia: dal 1973, quando sfuggì all’attentato a Sofia, fino al 1978, anno del rapimento uccisione del leader democristiano Aldo Moro». E in mezzo le trasformazioni sociali, il dibattito sul divorzio, il terrorismo e il «compromesso storico».
Sul tappeto rosso dell’Auditorium il cast al completo ha posato insieme alla famiglia Berlinguer, tra gli abbracci delle figlie Laura e Bianca, che prima di entrare alla proiezione ha commentato: «Sono emozionata perché per la prima volta vediamo papà interpretato da una grande persona e da un grande attore. Io all’epoca in cui è ambientato il film ero già grande e ora mi aspetto di rivedere quegli anni, la passione, la dedizione, l’identificazione totale con la causa». E tra gli ospiti, come era prevedibile, molti esponenti della sinistra: oltre alla doverosa presenza del sindaco Roberto Gualtieri, dell’assessore ai Grandi eventi Alessandro Onorato, di quello (uscente) alla Cultura Miguel Gotor, e dell’ad di Fondazione Musica per Roma Raffaele Ranucci, c’erano Pier Luigi Bersani, Francesco Boccia, Antonio Bassolino, Nichi Vendola, una sfavillante Maria Elena Boschi con il compagno, l’attore Giulio Berruti, e Walter Veltroni.
Ma non è mancata la rappresentanza della maggioranza, con il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, e il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone. Grande assente il neo ministro della Cultura Alessandro Giuli, che ieri mattina era intervenuto alla Fiera del libro di Francoforte.
Poi i volti — e i lustrini — del mondo dello spettacolo: Vittoria Puccini con un completo taglio maschile tempestato di strass, Anna Foglietta fasciata in un abito total black, Lunetta Savino sorridente dietro grandi occhiali da gatta, e ancora la coppia Luca Zingaretti e Luisa Ranieri, Carlo Verdone (che si è concesso alla folla per i selfie a bordo passerella), Laetitia Casta stretta in un mini abito metallizzato, Valeria Marini, Tiziana Rocca, Paola Turci, Manuel Agnelli, Achille Lauro, Giuliano Sangiorgi, Massimiliano e Doriana Fuksas, Lavinia Biagiotti. Infine Lino Guanciale, conduttore della serata d’apertura, che ha voluto ricordare l’anniversario del rastrellamento del Ghetto (16 ottobre 1943) in un doloroso parallelo con i civili vittime del conflitto israelo-palestinese.
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