di Elena Pelloni
Apre domani la nuova stagione di Ert al Teatro Storchi di Modena e lo fa con l'ultimo spettacolo di Marco Paolini "SANI! Teatro fra parentesi", in scena dal 27 al 30 ottobre. 11 nuovo lavoro di Paolini si ispira al progetto "La fabbrica del mondo", realizzato assieme al filosofo, accademico ed evoluzionista Telmo Pievani, andato in onda a gennaio su Rai 3. "SANI! Teatro fra parentesi" è una sorta di canzoniere, uno spettacolo in cui si alternano la voce di Marco Pasolini e le composizioni di Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi eseguite sul palco dal vivo. La crisi, come occasione e opportunità improvvisa è al centro dell'ultimo lavoro di Paolini, nel quale si intrecciano tematiche ambientali, belliche e pandemiche.
Marco Paolini, può spiegare la scelta del titolo?
«Sani è un'espressione tipica della zona dalla quale provengo, la valle del Piave usata per dare il saluto ai piedi delle Alpi. Deriva da Salus ed è un abbraccio, un augurio, un invito a provarci, un tonico contro la solitudine in forma di ballata popolare. Mentre "Teatro tra parentesi" è in realtà il primo titolo che avevo voluto per lo spettacolo dal momento che è nato in periodo pandemico. Le occasioni per rivedersi in teatro seguivano il ritmo delle interruzioni imposte dal lockdown e da altre misure. Fare un teatro che fosse tra parentesi, per me, significava affrontare la precarietà e l'instabilità del tempo, anche con una forma di spettacolo che fosse in grado di mutare».
Di cosa parla?
«Lo spettacolo è diventato via via il racconto di una serie di crisi, cioè momenti di cambiamento, sia intimi che pubblici. Questo ha trasformato la traccia del lavoro in un racconto di era pandemica, tenendo conto anche delle storie che abbiamo costruito per "La fabbrica del mondo" andata in onda su Rai3. Alcune delle storie finite in tv provenivano dal teatro e grazie a questo spettacolo ci sono tornate. È una riflessione sul cambiamento, di cui la pandemia ha rappresentato una sorta di prova generale. Ma tutti gli eventi, tra i quali i cambiamenti climatici, modificano i nostri comportamenti e le nostre abitudini, chiedendoci un cambio di passo. La riflessione si incentra sulla crisi perché ne prendiamo atto. Solo così, infatti, avremo modo di assumere delle contromisure, scampando il pericolo di dare vita a uno scollamento tra la realtà e il racconto della realtà stessa».
Viviamo in un mondo che sembra sempre più alla resa dei conti. Quanti, secondo lei, hanno coscienza del momento in cui ci troviamo?
«L'Europa è sicuramente in una posizione privilegiata, perché abbiamo maggiore consapevolezza. Però siamo una società separata in casa, c'è una scollatura tra gli abitanti che la abitano, per cui sembra instaurarsi sempre un dialogo tra sordi. Attenzione però, non bisogna stigmatizzare le istanze che vengono dal basso, le quali spesso sono espressioni dipana, come espressioni di populismi. II teatro non può rassegnarsi alla demagogia come stile di vita. È molto importante costruire empatia nell'evento teatrale, che fa da colla sociale anche tra persone molto diverse».
Cosa ne pensa delle ultime incursioni in alcuni musei organizzate dagli attivisti per il clima?
«C'è differenza tra i movimenti. Gli Extinction Rebellion organizzano queste azioni spettacolari che risultano a volte irritanti. Io non stigmatizzo perché capisco che il disagio ha necessità di trovare forme di comunicazione che sono forza vitale. Non posso non capire la motivazione di fondo».
Con la figura di Stanisaiv Petrov ci sarà modo di parlare anche di guerra.
«Il racconto su Petrov era lì da due anni, da prima dello scoppio della guerra. Questa storia mi accompagna da molto tempo ma se non fosse già stata lì non ce l'avrei messa, perché mi sarei sentito di inseguire la realtà. La funzione del teatro è infatti quella di portare in scena strati di pensieri, come se dovessimo fare la manutenzione dei vasi comunicanti, perché tra gli eventi c'è correlazione».
In occasione della replica di sabato 29, ERT / Teatro Nazionale organizza Vengo anch'io! Laboratori creativi per bambini mentre i genitori sono a teatro: l'associazione I Burattini della Commedia conduce alle 19 nel ridotto del Teatro un laboratorio di costruzione di burattini per i più piccoli dai 6 ai 12 anni.
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