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Gazzetta di Modena – «Sani»: felice esempio di teatro civile

Marco Paolini in scena allo Storchi con «Sani Teatro fra parentesi»
«Racconto i cambiamenti che viviamo come occasione di ripartenza»

di Andrea Marcheselli

 

Riapre, lo Storchi, finalmente pieno dopo tanto tempo di semi-aperture, per le recenti limitazioni di legge e i dubbi della gente a tornare ad affollare le sale al chiuso. Riapre, il teatro dei modenesi,
inaugurando la stagione con uno spettacolo che si presenta come una garanzia, per lo spettatore, in virtù del suo autore/interprete, Marco Paolini, per l'occasione accompagnato dalla bella voce di Saba Anglana e dal suo musicista di fiducia Lorenzo Monguzzi.
E in effetti questo "Sani! Teatro fra parentesi", l'ultima produzione dell'artista veneto in scena allo Storchi fino a questo pomeriggio alle 16, è un nuovo felice capitolo dell'ormai lunga tradizione di teatro civile che ha imposto Paolini all'attenzione dei media e di un pubblico ben più ampio rispetto ai soliti frequentatori delle stagioni di prosa. Ma anche questo è teatro nel senso più alto del termine, dentro il quale è d'obbligo che vi sia un pensiero, alla base delle riflessioni generate, nell'artista, dall'analisi della realtà, alle stimolazioni che provengono dal mondo attorno a lui.
Nuovo viaggio dell'autore nella memoria, ideale prosecuzione, per sua stessa ammissione, di quegli Album dai quali scaturivano echi della sua infanzia, della sua adolescenza, "Sani" peraltro arriva fino al presente, ove il personale si intreccia con la storia di tutti. Ecco allora comparire, sotto l'impalcatura di un castello di carte gigantesche che può dare adito ad una miriade di rimandi ed interpretazioni, momenti di vita vissuta attinenti al terremoto del Friuli, l'incontro-scontro fra Reagan e Gorbaciov in Islanda negli
anni Ottanta, il salvataggio del mondo ad opera del colonnello Petrov che si rifiutò di lanciare i missili atomici in occasione di un terribile errore informatico della difesa sovietica, e ancora altri momenti tra la storia e l'autobiografia, dopo aver aperto lo spettacolo con le catastrofiche considerazioni sul peso specifico delle azioni dell'uomo sul pianeta.
La sapidità del racconto di Paolini tuttavia gli permette di affrontare anche questi momenti di crisi con la brillantezza di una narrazione coinvolgente, appassionata, per taluni aspetti molto vicina, in questo spettacolo, al teatro canzone di gaberiana memoria. Strutture estremamente semplici, nel rapporto fra musica e dialoghi, che dietro un'apparente chiacchiera da bar celano viceversa la profondità dei numeri, delle informazioni, delle considerazioni, di un messaggio che diviene invito ad una esistenza da "sani", grazie, pure, alla medicina costituita da eventi teatrali come questo, qualcosa di molto simile ad un carburante dello spirito. E a questo proposito viene da citare il ricordo di Paolini delle banane che sua madre aveva eletto a simbolo di un benessere coincidente con la condizione dell'essere liberi. In piena guerra, sotto la minaccia delle armi nazifasciste, la giovane donna prometteva a sé stessa di non farsi mai più mancare le banane, nella vita, fosse riuscita a scampare al pericolo in cui si trovava.
Quello che allora era considerato un frutto esotico per lei diventava emblema dello stare bene, obiettivo irrinunciabile per qualsiasi essere umano. Nella semplicità un po' ingenua, forse, di questa risoluzione perché non trovare invece l'ammonimento a soppesare le esigenze di ciascuno di noi, alla ricerca esasperata di un benessere individuale che rischia di trasformarsi nella radice di una  catastrofe?

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