Marco Paolini al "Parco"
Storie di amici, di partite al pallone, tra tanti ricordi a frammenti, scene e personaggi che si intrecciano tra i fili della memoria: Marco Paolini, in "Tiri in porta", visto al Teatro al Parco sabato mattina 23 novembre, riesce a tener viva l'attenzione del pubblico con grande equilibrio e forza narrativa, sapendo essere se stesso tanti personaggi insieme.
Attraverso una serie di situazioni si rivive un'estate di tanti anni prima, gli ultimi giorni di vacanza in attesa che ricominciasse la scuola tra giochi, gare e la caratterizzazione di tanti personaggi. Paolini è se stesso che racconta, se stesso bambino e, con pochi elementi (un tono di voce, un gesto che ritorna), anche tanti altri, Oscar e la Milena, Ciccio e Piero Matto…
L'attore si presenta in scena con un grande pacco: il regalo di zia Gemma. Ma quest'anno non è, stranamente, il solito libro… Un calcetto! Così, grande e piccolo - il gioco di squadra "vero" e la miniaturizzazione - si alternano, mentre di continuo si moltiplicano le discussioni, sulle strategie, i compiti in campo…
È tempo anche delle prime emozioni in rapporto allo strano universo femminile: Milena è presenza che affascina, turba, capace di giocare al pallone come i maschi ma insieme figura diversa, appartenente ad un mondo prima disprezzato. Anche Milena ha quella buffa abitudine di offrire il cibo alla bambola e di parlare come ad un'amica…
Si ride alle molte situazioni che ritornano, Ciccio che pensa sempre alla merenda, Ennio Mosca che deve stare coperto, ben protetto ("ha avuto l'asma da piccolo"), Cesarino, cocco della maestra, che utilizza gli occhiali come protezione per non essere colpito, i due gemelli che in campo valgono per uno essendo piccoli, Pieretto velocissimo nella corsa…
I caratteri riemergono in passaggi diversi: il divertimento nasce dalla storia in sé, ma anche dal modo in cui Paolini racconta. Capaci di trasmettere un'immediata allegria i litigi sulle regole del calcio: Oscar era abilissimo ad inventarne sempre nuove - come la necessità di ripetere il rigore un infinito numero di volte finché la palla entra in gol…
Oscar! : era stato lui a far vincere la guerra contro il gruppo rivale portando così in alto la bandiera sul "palo traliccio" da costringere gli altri a rinunciare alla sfida…era stato lui ad aiutare Piero Matto che stava annegando nel laghetto…da dove però non era più riemerso… Lo spazio scenico in cui si muove Paolini è assai ridotto. Al centro una sedia. Dietro un telo bianco, a fianco un'alta scala. A terra un pallone naturalmente…Ma è la parola a tener viva l'attenzione, a far immaginare quel tempo, quegli amici, quei giochi…
Spiritosissima la scena di Nicola unico maschio al compleanno di Milena - e bella quella solidale complicità che si crea con il padre che, al ritorno a casa, intuisce subito il disagio che deve aver sofferto il figlio. Ma l'ultimo pensiero è per Oscar…che forse è solo partito per l'Australia: "Ho guardato in su, però era buio, e non l'ho vista la bandiera di Oscar. Però sapevo che era ancora lì. E adesso sono di nuovo contento".
Il pubblico è stato presto rapito dalle capacità narrative di Marco Paolini - che al termine è stato applaudito con vivace, sincera convinzione.
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