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IL GIORNALE DI VICENZA – L’EX STUDENTE DIVENTA PROFESSORE

E' quasi una rivincita. L'ex studente di agraria, che ricorda ancora i duri esami di chimica con gli austeri docenti degli anni Settanta, trent'anni dopo si ritrova nella stessa facoltà, ma stavolta nelle vesti di professore. Lo ha invitato un suo compagno di classe del liceo a Treviso, Tiziano Tempesta, che nel frattempo è diventato docente di economia all'università. In prima fila lo ascolta una nutrita rappresentanza del corpo accademico, tra cui il preside Raffaele Cavalli, vicentino come il predecessore, Giovanni Bittante, pure presente assieme all'ex rettore dell'ateneo e docente della facoltà, Mario Bonsembiante. Molte cose sono cambiate in trent'anni, a cominciare dalla sede di Agraria, che non è più in centro a Padova ma nella cittadella di Agripolis, nella quieta campagna di Legnaro. Nel frattempo, l'ex studente fuori corso Marco Paolini è diventato un protagonista della cultura italiana: ha ribaltato i canoni del teatro, è diventato un attore famoso. Porta sulla scena i temi della società civile, racconta le responsabilità del mistero di Ustica e il disastro (evitabile) del Vajont. Nei suoi "Album" realizza film - intervista con i Grandi Vecchi del Veneto, da Rigoni Stern a Luigi Meneghello: anche per questo motivo gli hanno assegnato, qualche anno fa, il "Premio Masi" per la cultura veneta. S'è guadagnato una botte di Amarone.
Alle centinaia di ragazzi che affollano l'aula magna di Agraria, questa volta Marco Paolini parla di economia, ripercorrendo i testi del suo ultimo spettacolo, "I miserabili. Io e Margaret Tatcher ", che nella tournée teatrale è accompagnato dalle canzoni de I mercanti di liquore.
Stavolta le musiche non ci sono, anche perché il suo non è uno spettacolo in facoltà, ma una lezione vera e propria. Lo certificano gli stessi docenti, riconoscendo il valore scientifico di quello che Paolini racconta ex cathedra nell'aula magna della struttura battezzata "Pentagono", al centro del campus di Legnaro.
Paolini spazia su quarant'anni di vita, parla degli anni Settanta e Ottanta, dell'economia che manda al diavolo i principi regolatori di Keynes e abbraccia la deregulation di Reagan e della Tatcher. Nessuno degli studenti che affollano la sua lezione (non si trovano neanche posti in piedi all'ultimo anello dell'anfiteatro universitario) era nato trent'anni fa , quando esplodeva la stagflation in Italia, quando l'inflazione a due cifre toccava percentuali sudamericane, quando il barile di petrolio costava 7 dollari e nasceva il debito pubblico, perché le Nazioni erano piene di diritti troppo costosi. «È finita anche una parte del mio mondo - commenta con nostalgia Paolini -. C'è meno differenza tra due ragazzi che negli anni Settanta dicevano "sono comunista "e "sono fascista", piuttosto che tra due che dicono "sono comunista " trent'anni dopo".Tutto è cambiato, in modo epocale. Trent'anni fa esistevano le ideologie, pochi leggevano gli oroscopi, nessuno giocava in Borsa. Oggi la Borsa e gli Oroscopi hanno programmi specializzati in televisione e la politica non conta più niente: «Sembrano baruffe goldoniane, ironizza il professore. Chi decide il futuro è l'economia, assicura. II motivo è semplice: «Un microchip raddoppia di memoria ogni 18 mesi e io no - sintetizza Paolini - Il che vuoi dire, come sostiene il direttore della Sony, che siamo a 18 mesi dal fallimento».
Il punto di svolta siamo abituati a indicarlo nella tecnologia. Ma non è così. Certo, nel 1978 il personal computer della Apple muoveva i primi timidi passi, ma la vera rivoluzione - aggiunge il professor Paolini - è il walkman, quello con le musicassette e le cuffiette, non l'Ipod che ne è la reinvenzione digitale 25 anni dopo. «La musica nelle orecchie è la prima realtà virtuale, altro che Internet. Costruirsi la propria colonna sonora della vita è una rivoluzione. Perché?Perché il walkman segna il passaggio da una cultura a un'altra. Ne hanno venduti 330 milioni. Con il walkman si comincia a godere la vita, mentre prima c'era un senso di responsabilità pesante. In Italia l'abbiamo chiamato "riflusso". Cambia la mentalità, e si diventa più... cicale».
È questa la cornice degli anni Ottanta, simboleggiati dal presidente Usa Ronald Reagan e dal premier inglese Margaret Tatcher. Le regole dell'economia le dettano loro, e sono tre: liberalizzare, informatizzare, deregulation. «La Tatcher sostiene che non esiste più la società, ma solo uomini, donne e famiglie. Vende Telef oni e Poste nel Regno Unito. Dopo la imitano tutti gli altri governi». Aggiunge Paolini: «Reagan ritiene che lo Stato sia troppo pesante. Lo libera da molti compiti, affidandoli alla società civile, e introduce l'ottimismo come categoria dell'economia. Ma è come togliere a una persona dei diritti e regalargli una lotteria».
La morale? Negli anni Ottanta si diffonde l'idea che "ricco è sexy", che goccia a goccia il benessere sidiffonderà in tutte le classi sociali. È accaduto così? No, è la risposta amara di Paolini. «Cento anni fa la società era più globalizzata di oggi - commenta - Ma la scintillante vita da Belle Epoque la vivevano in pochi. Viceversa "I miserabili" erano tanti. Oggi accade lo stesso. È Bill Gates l'obiettivo della Tatcher. Ma lui è un'illustre eccezione: tant'è vero che Bill Gates è più ricco del 56% degli americani assieme. E, a raggio mondiale, il 95% dell'umanità oggi vive con meno di 2 dollari al giorno»,
Secondo il professor Paolini, il modello Reagan - Tatcher non ha funzionato come loro immaginavano. Il mercato da solo non basta. E conclude la sua lezione con una riflessione: «La qualità della vita dipende dalle esperienze che faccio e non dalla quantità di cose che possiedo». Un messaggio controcorrente agli studenti del Terzo Millennio, immersi nella "cultura del presente", enfatizzata dalla televisione.

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