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Il Padova – Arcipelago documentario

Il cinema “più commerciale”,quello che arriva in sala con commedie leggere, da consumare in compagnia di amici e popcorn, ha da poco incoronato un padovano e la sua opera prima al Montecarlo film festival, la cui settima edizione si è tenuta nel novembre 2007. Claudio Cupellini ha trionfato con Lezioni di ciccolato. Segno che il Veneto sforna talenti, di tutti i tipi. Dalla regione esce quindi qualche nome nuovo capace di imporsi nel panorama nazionale, e questa è sicuramente una buona notizia, ma è solo la premessa che serve in realtà a introdurre tutt'altro tipo di riflessione, che prende le distanze dalla “commedia” e che ruota invece attorno a un genere più sotterraneo: il documentario è un altro mondo. Il Veneto è fatto di leggerezze cinematografiche e di opere più complesse come quelle del veterano Carlo Mazzacurati, che all'ultima Festa del cinema di Roma ha presentato con successo La giusta distanza. Il regista de Il toro e La lingua del Santo non è certo un emergente. È un Maestro. La sua “scuola”, fatta di sola pratica, in questi anni è stata frequentata da giovani talenti, con la voglia di imparare. Da Francesco Cressati che, con il padovano Andrea Segre, nel novembre 2007 al 25esimo Torino film fest ha presentato La Mal’ombra, che racconta il presidio a San Pietro di Rosà, paesino in provincia di Vicenza. Con un linguaggio pulito, tipico del documentario, l'opera riprende la lotta intrapresa dai cittadini del paese, poco più di mille abitanti, contrari alla costruzione di una zincheria. «È un film sulla difficoltà di dialogo tra politica e cittadini - spiega Andrea Segre nel suo blog - e sulle alleanze silenziose, e non sempre limpide, tra politica e poteri economici ». Il progetto di Segre e Cressati ha trovato presto il sostegno della casa di produzione di Marco Paolini, la Jolefilm, impegnata ora a promuovere le opere di giovani registi. Nella scuderia hanno trovato posto anche il padovano Marco Segato e il suo documentario Ci resta il nome, approdato in televisione, su La7. Cinquantanove minuti per raccontare il rapporto tra il territorio e la memoria contemporanea, partendo dall'11 settembre '05, giorno in cui a Padova venne inaugurato il memoriale alle vittime del Norld Trade Center. E poi c'è Riccardo De Cal, trevigiano (di Asolo) un “lupo solitario” slegato dal gruppo. Premiato a metà dicembre scorso dall'Ente dello Spettacolo (RdC awards) insieme a Soldini, Lizzani e Soavi, per il corto del 2005, Ezechiele 37,26. Un'opera «che disegna con rara capacità il vuoto e il disagio dell'esistenza umana attraverso le sole immagini che rimandano alla difficoltà e all'incapacità dell'individuo di comunicare». Nei suoi lavori c'è la fresca poesia e l'esperienza maturata seguendo gli insegnamenti di Luciano Zaccaria, co-fondatore di Ipotesi Cinema con Ermanno Olmi e Mario Brenta. Nuovi orizzonti: dalle opere di questi documentaristi lentamente sta uscendo la voce del Veneto creativo.

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