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Il Piccolo – Marco Paolini mette a punto la ballata dei "miserabili"

Cervignano Come certe persone che ricordano le proprie esperienze d'infanzia, ma non sanno cosa hanno fatto la sera prima, il teatro italiano e i suoi narratori si sono occupati spesso della memoria dei padri (la seconda guerra mondiale, gli emigranti), di casi e personaggi storici della nazione (Adriano Olivetti, il caso Moro), di disastri naturali e consapevolezze umane (Vajont, Ustica).
Solo da poco si cominciano ad esplorare i tratti di un passato prossimo cosi' affiorante che e' quasi presente, la trasformazione che il paese ha subito in anni recenti, la "come'die humaine" in cui,quasi senza accorgersene, l'Italia si trova a vivere. Lo stanno facendo, per esempio,Ascanio Celestini, o in altro modo Paola Cortellesi, o ancora Marco Paolini, nelle "considerazioni in palcoscenico" attraverso le quali sta mettendo a punto il suo nuovo spettacolo.
MIserabili (sottotitolo: Io e Margaret Thatcher) e' la pista teatrale che Marco Paolini adesso e lungo la quale gli spettatori del Pasolin idi Cervignano (il giorno prima quelli di Latisana) lo hanno accompagnato: fogli sparsi, appunti di lavoro, monologhi, canzoni, dialoghi impossibili che trovano per gradi la via del pubblico, amalgamandosi gli uni agli altri, e presto diventeranno il racconto lucido della trasformazione, non solo sociologica, ma etica, e per certi versi anche biologica che, sostiene Paolini, nasce con il virus liberistco messo in circolazione con gli anni ottanta da Margaret Thatcher, lady di ferro, falco della deregolamentazione sociale, teorica dell'assenza della societa'.
Non esiste societa', ci sono solo uomini, donne e bambini.
Dalla stessa voce della Thatcher, che sentiamo esaltare le magnifiche sorti di un mondo in cui non e' fondamentale lavorare, ma sembrare, vendere, comprare, far girare i soldi, Paolini trae motivi sui quale innestare racconti di una vita vera (ad esempio quella dell'ex operaio della Riello, gia' messo a punto in "Cipolle e liberta'), riflessioni ed analisi ad alta voce, pezzi musicali in cui e' accomapgnato dai fedeli Mercanti di liquore.
"E' solo per tre mesi/per non restare a casa/provare che ti costa/del resto non c'e' altro". La ballata del lavoratore a tempo determinato e' uno dei capitoli di questo spettacolo in costruzione che cita Marx e Victor Hugo, lavoro interinale e flessibilita', ma anche le leggi della termodinamica, per provare a capire come nemmeno in venta'anni la classe operaia si sia estinta, vampirizzata da indirizzi governativi imposti ma anche segnali di stile adottati, sempre piu' "liberal" e "leggeri", che hanno confuso qualita' di vita e liberta' di vita, tempo e denaro, merci e servizi; sdoganando i debiti e promuovendo monete di plastica: quando invece "il tempo e' denaro, ma il denaro non e' tempo" e "tu con le tue pizze surgelate, buttata sul divano, addormentata davanti alla tv, col tuo tailleur ancora su, sei miserabile...miserabile".
Sapori di De Andre' e l'eco di Gaber "civile" in canzoni che rappresentano una parte sostanziale dello spettacolo e svelano, a chi non lo avesse gia' scoperto in "song n 32", un Paolini inedito, cangiante, sempre straordinario nel piegare la matrice veneta ai temi della globalizzazione planetaria. Senza blog, na con l'antica forza del canto.

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