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Il Sipario.it – Le avventure di Numero Primo

«Ho un'età in cui sento il bisogno di guardare indietro, di ricostruire, preferisco sforzarmi di immaginare il futuro, così farò un Album con nuovi personaggi. Parlerò della mia generazione alle prese con una pervasiva rivoluzione tecnologica. Parlerò dell'attrazione e della diffidenza verso di essa, del riaffiorare del lavoro manuale come resistenza del digitale. Parlerò di biologia e di altri linguaggi, ma lo farò seguendo il filo di una storia più lunga». In queste parole programmatiche ci sono il senso, il limite, il desiderio e l'urgenza de Le avventure di Numero Primo di Marco Paolini. Le avventure di Numero Primo sono l'inizio di un nuovo percorso e di un nuovo pensiero di Paolini testimone del nostro presente, rivisto con la scusa del futuro. Dal lavoro su Jack London a quello legato a Giuseppe Verdi, Marco Paolini da qualche anno tenta di adattare il suo teatro di narrazione a nuovi temi, a nuovi racconti in cerca di un autorialità che si sposta dalla pagina scritta alla scena in una andata e ritorno senza soluzione di continuità.
Così Le avventure di Numero Primo è una favola che racconta di Ettore padre a sua insaputa, innamorato di una donna, una voce su internet che in realtà è un'intelligenza artificiale. Quella donna/computer l'ha scelto come padre di suo figlio: Numero Primo, un figlio orfano di madre e adottato dal padre naturale in una Gardaland che ha occupato tutto il lago. In uno scenario futuribile in cui aspetti concreti di una geografia reale: Venezia, Trieste, via Piave a Mestre vengono trasposti in un domani in cui il Mose darà spettacolo, in cui si festeggia la Grande Nevicata prodotta dall'ex petrolchimico di Marghera Marco Paolini accumula segno, su segno e narra del viaggio di formazione e distruzione di Numero Primo questo bambino di sei anni che stravolge la vita di Ettore, divenuto padre per atto notarile, senza alcun atto sessuale. Non ci vuole molto perché la storia di Numero primo – una sorta di umanoide nato dalla mappatura del genoma di Ettore e dall'intelligenza artificiale di Arca Rerum – diventi una fuga, una fuga di un nuovo Adamo cui non è concesso il paradiso del vivere.
Marco Paolini racconta tutto questo intrecciando i piani. La narrazione vive di digressioni descrittive, come quella esilarante dell'invasione dei pidocchi nella scuola 4.0. Impegnato a delineare uno scenario che profumi di futuro, che dimostri come fra innesti di chip nel cervello, gabbiani droni, topi che sfidano l'uomo la vita che ci aspetta non sarà poi così tranquillizzante, Marco Paolini sembra dimenticare la parola teatrale che si fa carne e respiro. E' meno attore e più narratore questo 'nuovo' Paolini che colorisce il racconto con la lingua madre del dialetto, coccola la sua storia, cerca di cambiare ritmo affidandosi a ballate senza musica.
E mentre racconta di quel suo figlio androide nello spettatore/lettore risuona l'eco di alcune scene sovraccariche di presenze dl Monsieur Malaussène di Daniel Pennac oppure torna alla mente il film di Spielberg, A.I., intelligenza artificiale appunto e che era una sorta di favola di un Pinocchio del futuro. Suggestioni forse che emergono dall'overdose di parole delle Avventure di Numero primo e dalle immagini che Paolini riesce a evocare. La chiusura su una non morte o semplice scomparsa del bimbo è improvvisa e inattesa, tanto che l'applauso stenta a partire, e ciò fa presupporre un seguito, l'inanellarsi di quegli Album che avevano qualche tempo fa come protagonista Nicola, nome che rimane nel cognome Nicolas dell'ipotetica madre di Numero Primo. Marco Paolini non nasconde che ciò che è andato in scena sia una parte del tutto, una parte del racconto scritto e dà appuntamento al pubblico in foyer per firmare le copie del romanzo Le avventure di Numero Primo ideato e composto a due mani con Gianfranco Bettin. Potè più il libro che l'effimero del teatro.

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