Il viaggio di "Mar de Molada" continua seguendo il corso del Piave. Fermandosi, per la seconda tappa, sulle rive del Cordevole, suo maggior affluente. Incontrando, sul grande prato di San Gottardo, al piedi della paleofrana del monte Peron, un pubblico di almeno duemila persone.
Una grande affluenza dettata anche dalla giornata di sole, visibile già dalla quantità di macchine nei parcheggi limitrofi e dalla coda di persone all'ingresso all'area dello spettacolo.
Qui Marco Paolini ha ripreso e rafforzato la proposta già lanciata domenica scorsa a Malga Ciapela: coltivare acqua insieme, in convivio, come nei campi veneziani. Nel secondo "stravedo", con il commissario nazionale per la crisi idrica Nicola Dell'Acqua si è parlato di siccità, stress idrico e carenza d'acqua.
«Non abbiamo una pianificazione per gestire la siccità. Ora invece capiamo che l'acqua non è mai troppa. Dovremmo fermarla per quando ce ne sarà necessità. Questo facendo un bilancio idrico a livello di distretti idrogeologici, ha spiega to l'esperto.
«In Francia hanno il mini stero dell'acqua e fanno una mappa mensile delle acque, superficiali e profonde, nelle falde. Noi italiani siamo preoccupati quando c'è troppa acqua. Invece dobbiamo chiederci cosa succede se ce n'è poca. Con lo scioglimento dei ghiacciai, senza neve, soprattutto l'Italia settentrionale risentirà di più della siccità,
«Dobbiamo fare in modo che i nostri luoghi siano spugne», ha sottolineato Paolini. Quindi con il geologo Emiliano Oddone si è approfondito dal punto di vista geologico la zona circostante le Masiere di San Gottardo. Poi è subito spettacolo: la musica di legni, ottoni e percussioni della Piccola Banda de La Fabbrica del Mondo apre la strada alla narrazione di Paolini. Che ricorda quel che è stata la prima tappa a Malga Ciapela. Per poi tornare a sottolineare, anche dopo la furia dei giorni scorsi di Marzeno e Lamo ne in Emilia-Romagna, sulla scorta dei Dogon del Mali, l'intento di pronunciare «parole calme».
Da questo punto fermo riparte il racconto, ancora una volta ricco di dettagli, dati, fatti storici, spunti di riflessione. Ma senza rinunciare a qualche risata, come quando parla dal carattere prepotente del Piave, della vita dei "marsoni" maschi sotto i cunicoli dei fiumi, o quando lancia il refrain "giarin, sabion". In sintesi, l'attore e autore evidenzia come montagne e fiumi si muovano. E come se sui sui ghiacciai non c'è neve, dovremo fare noi quella funzione. Ricaricando la falda. Perché tutti abitiamo sulle rive dei fiumi».
Un concetto rimarcato an che dalle musiche di Giovanni Frison (e della già citata Piccola Banda) sulle quali si levano le voci di Patrizia Laquidara e del coro popolare de La Fabbrica del Mondo.
Un fiume solo acqua non terra che beve dalle rive, si canta «Abbiamo in Veneto più di 800 risorgive collegate ad un unico gran de lago sotterraneo. La falda più grande d'Europa, Noi siamo più esigenti di prima, abbiamo bisogno di più acqua. Possiamo ricaricarla noi? Facciamo il primo contratto di falda d'Europa. Tutti insieme, istituzioni e cittadini, un convivio di pozzi bevitori. Perché non è più scontato che l'acqua non finisca mai».
Un progetto proseguito anche in questa seconda tappa, grazie, come sottolineato da Paolini stesso e anche dalla vicesindaca Lilly Cadore, sulla sinergia tra volontari e associazioni del territorio.
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