Ritratti - Rigoni Stern inaugura la videogalleria di personaggi veneti
Mazzacurati usa uno stile semplice e ravvicinato
Prima alla mostra di Venezia, poi a palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale veneto, inizia il suo viaggio tra il pubblico l’ultimo lavoro di Carlo Mazzacurati, “Ritratti: Mario Rigoni Stern”, il primo titolo di una serie che ha già in calendario i “medaglioni” di Andrea Zanzotto e Luigi Meneghello. Il regista padovano, già Leone d’argento con il film “Il toro”, si cimenta qui con una figura schiva e interessante come quella dell’asiaghese “sergente sulla neve”; 50 minuti di dialogo, con l’aiuto di Marco Paolini che qui svolge la funzione di calibrare questo colloquio che non assume mai i toni dell’intervista per modellarsi su una di quelle conversazioni intervallate da una partita a carte e da un sorso di grappa. Il bianco e nero è il colore scelto per dipingere questo profilo, la staticità della macchina da presa è il pennello. Campi e controcampi, primissimi piani sul volto dello scrittore che parla con il tono di chi ha raccontato tante storie: piccole pause e voce profonda.
I racconti si articolano nello spazio di tre giornate: la prima dedicata ai ricordi di Rigoni Stern, da quando bambino giocava sulle montagne a quando da soldato ha vissuto l’esperienza della steppa russa. Il secondo giorno è dedicato al tempo del ritorno e del reinserimento nella vita normale. Nell’ultima giornata lo scrittore testimone riflette su questo presente, parla di natura,memoria e responsabilità. Ogni parola che esce dalla bocca di Mario Rigoni Stern attira l’attenzione, perché ogni parola è carica di storia.
Il documentario porta accanto alla firma di Mazzacurati e Paolini quella della regione Veneto, della Vesna film e di Francesco Bonsembiante che hanno prodotto il documentario. Quest’ultimo spiega il tipo di distribuzione a cui punta un lavoro del genere: “Abbiamo davanti tre livelli possibili. Innanzitutto le sale normali: un documentario d’autore attira gli schermi di qualità. Enti culturali e cineclub possono prendere contatto con la Vesna per il noleggio. Il secondo livello è rappresentato dal mercato televisivo che, magari a ore impossibili, rimane comunque un mezzo di diffusione dei filmati d’autore. La terza occasione di distribuzione nasce dall’intenzione di ricavare dalla pellicola una videocassetta destinata alle videoteche e soprattutto alle scuole”.
Volti contro la dismemoria
Intervista a Carlo Mazzacurati, regista
Come è nata la serie “Ritratti”? “L’idea - spiega il regista, Carlo Mazzacurati – è quella di individuare uno spazio emotivo sentimentale, dentro cui convogliare energie e incontri, quasi a voler catturare l’anima più profonda attraverso la conversazione e il dialogo tra le persone”:
E' un caso che i primi tre autori ritratti siano veneti, si vuole raccontare la nostra regione o le persone?
“No, non è un caso che questi primi tre ritratti siano di autori nati nel Veneto ma capaci di parlare in un ambito e per un’area ben più ampia. Non è un caso anche perché questo lavoro è stato pensato e voluto assieme a Marco Paolini per cercare, attraverso l’incontro con questi uomini “grandi”, nel senso del tempo e dell’età, uomini che hanno molta storia sulle spalle. In un tempo come questo, in un tempo di dismemoria, in un tempo di mutazione potente, violenta e rapida che sta avvenendo in tutto il mondo, ma in modo molto forte e immediato in questo luogo della terra. Nasce dal bisogno di non perdere le cose importanti come sguardo e come esperienza”.
Tecnicamente come ha voluto raccontare Mario Rigoni Stern?
“Semplicemente seguendo l’istinto. Il lavoro è durato tre giorni, ho sentito il bisogno di stare sempre più vicino al volto di Mario, perché mi sembrava che già di per sé contenesse una specie di geografia. Abbiamo scelto di realizzare questi lavori in pellicola perché ci sembra che così la vita sia più intrappolabile e le parole non sfuggano via”.
Chi è per lei Mario Rigoni Stern?
“Io Mario Rigoni Stern l’ho conosciuto alle medie grazie a una collana dell’Einaudi che pubblicava narrativa per la scuola e grazie alla mia professoressa d’italiano che mi diede da leggere “Il sergente nella neve”. Sapevo che viveva in questo luogo appartato dell’altopiano di Asiago e ho continuato a seguirlo come scrittore. Questo lavoro mi ha permesso di coniugare il mio sentimento adolescenziale con il mio lavoro”.
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