CARRARA — Tre ore incollati alle sedie; tre ore con il fiato sospeso ad ascoltare le magagne e le vergogne di un'Italietta che ancora non è morta. Così il pubblico, che ha affollato il Teatro Animosi in occasione de “I -Tigi. Canto per Ustica” intonato da Marco Paolini in ricordo delle vittime che nella tragedia di 22 anni fa persero la vita e in biasimo a un apparato degno di un sistema feudale. Un apparato che credevamo esistente solo nei film di Alberto Sordi, ma che ancora è vivo.
Da qui tre ore di racconto, cartine, mappe, tabulati alla mano, su un argomento tanto difficile quanto inquietante. Ma non per questo meno interessante: ci voleva un affabulatore come Paolini, che già ha incantato l'Italia con la sua ballata sul Vajont, per tenere la tensione alta e l'attenzione vigile tutto quel tempo. E così, fra una battuta e una risata, divertendo e incantando, Paolini, che ha scritto il testo a quattro mani con il pilota Daniele Del Giudice, come un fiume in piena non ha risparmiato tirate d'orecchio a capi di Stato, a politici, a ministri e militari. E soprattutto a coloro che hanno permesso che passassero 20 anni, insabbiando prove, negando testimonianze e mettendo a tacere la verità. Significativo il passaggio sulla dignità: “Gli adolescenti raccontano bugie ai genitori. Noi, per coloro che hanno avuto il coraggio di mentire, chi siamo: gli adolescenti o i genitori?”. Una serata che il pubblico degli Animosi ricorderà: intensa, toccante, commovente. Tipica del teatro pensante.
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