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La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno – Paolini Miserabili ma acchiappa-pubblico

Muro per muro, oltre a quello di Berlino, sgretolato, c’è quello simbolico fatto dei container allineati al terminal del porto di Taranto. «Il muro dell’economia, e questo non sarà facile da abbattere», dice Marco Paolini che lunedì sera ha presentato su La7 un altro dei suoi spettacoli non inquinati dalle interruzioni pubblicitarie, con il suo recitare così serrato e denso di concetti da non lasciare spazio a qualsivoglia distrazione. Una cosa è vederlo in scena, una cosa è starsene seduti in salotto con il frigorifero a un passo e il bagno poco in là. Poco televisiva si è spesso detto dell’arte di Paolini, eppure «Miserabili. Io e Margaret Thatcher» (come gli altri suoi spettacoli centellinati in tv) ha incollato al video un milione di persone sfiorando il 5 per cento di share con picchi di un milione e mezzo e di oltre 8 punti di share. E’ tanto per una piccola rete e soprattutto è importante che quel milione di spettatori si sia rivolto alla denuncia sociale scegliendo di non invischiarsi fra i gridolini e balbettii del «Grande Fratello» (Canale 5) e le mansuete casalingherie del «Medico in famiglia» (che peraltro ha regalato a Raiuno un buon vantaggio sul reality: 7.467 mila spettatori, con uno share del 25.56, per il «Gf» 5.381 mila spettatori, share del 24.24). Molto soddisfatto, ovviamente, il direttore di La7 Lillo Tombolini, «felicissimo dell’ottimo risultato raggiunto. Ancora una volta Paolini ci ha regalato un momento di televisione unico e irripetibile. Siamo orgogliosi di averlo accompagnato in questo viaggio, offrendo al pubblico una serata di intrattenimento e riflessione, di altissima qualità».

Riflessione sull’economia, inconsueto per un poeta come Marco Paolini. Un argomento pesante alleggerito dalla musica dei Mercanti di Liquore che l’hanno accompagnato. Il punto su nuove miserie e ricchi miserabili, sullo strapotere del marketing, del consumo, della dittatura della finanza. «tutto grazie alla Lady di ferro, che ha demolito il potere dei sindacati, che così, spostando tutto sul piano economico, del consumo, ha cambiato la vita di tutti noi».

«MISERABILI è la riflessione su un contemporaneo che affonda le radici in una rivoluzione che non c’è nei libri di scuola, ma è iniziata nel 1979. Quell’anno va al potere in Inghilterra Margaret Thatcher. Con lei – e con Ronald Reagan poco dopo – inizia il “pensiero unico, pensiero stupendo”: il dominio del mercato. Dopo la Thatcher tutto era in vendita, l’hanno scritto i giornali. Margaret Thatcher è icona di una visione del mondo che rinuncia alla comunità per cedere il passo all’individuo-acquirente-consumatore». Molta politica nello show di Paolini, ma senza fare nomi e cognomi, e senza per questo essere tacciato di vigliaccheria o qualunquismo: «tanto si capisce di chi si parla e in ogni caso non mi va di parlare di questo o quel governante perché appena succede scatta nello spettatore un meccanismo strano, sgradevole – spiega – che rimanda al battibecco, alla spottizzazione della politica, e non mi piace». Chi sono infine i miserabili? «Siamo noi che non possiamo scegliere di vivere un futuro affidandone la gestione all’onnipotenza del mercato, avvicinandoci pericolosamente a una paurosa miseria culturale. Tutti dovremmo stabilire un limite ai nostri bisogni: mettersi proprio a tavolino e fare i conti, calcolare quanto ci serve per vivere dignitosamente e accantonare gli impulsi di avidità. Per salvarci e magari, per sgretolare o almeno scalfire anche quel muro di container che simboleggia un mondo non da scoprire ma solo da comprare».

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