Ieri sera al Ponchielli ‘Ballata di uomini e cani’ L’attore fedele a se stesso e tutto dedito a London
CREMONA —«Non sono io» esordisce così Marco Paolini nel suo Ballata di uomini e cani. Dedicata a Jack London, ieri sera al Ponchielli e in replica stasera alle ore 20,30. Da questa battuta iniziale piace partire per tentare di capire come quel ‘non essere’ sia in realtà un ribadire forte il proprio essere narratore a favore della storia, dell’autore e del pubblico e alla fin fine dello stesso Paolini e della sua pulsione al raccontare. Eh sì perché per sua stessa affermazione
il ‘nostro’ è o fa le veci di Jack London,ma anche questo aspetto è in realtà un nuovo spiazzamento, un giocare con la menzogna, un preparare lo spettatore accorso per il Paolini degli Album, del Vajont a qualcosa d’altro. L’accento ‘americano’ con cui fa parlare Jack London è per Paolini il segno della finzione, l’impossibilità di raccontare la vita di quello scrittore anarchico, socialista, pirata e avventuriero, autore di una quarantina di romanzi e un migliaio di racconti, consegnato alla storia della letteratura come ‘scrittore per ragazzi’. Ecco la chiave: i racconti. E’ come se Marco Paolini volesse ribadire ai suoi spettatori e forse a se stesso che a vivere e a pretendere di essere sono i racconti, sono
gli uomini e i cani di Jack London, sono le sue storie nel deserto di neve, sono quei cani che pensano, agiscono come uomini e quegli uomini che per ferocia e crudeltà sono peggio delle bestie. «Altro che scrittore per ragazzi! », sottolinea più volte l’attore, che su una pedana, dentro e sopra bidoni di latta racconta di Macchia, di Bastardo e ‘recita’ Preparare un fuoco, il racconto che ha dato vita allo spettacolo.
Su queste tre narrazioni diverse per cromatismi, per ritmo si costruisce Ballata di uomini e cani, in cui la parola si sposa alla musica, in cui il ritmo del dire e respirare teatrali sono sostenuti, accompagnati dalle musiche composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi con Angelo Baselli e Gianluca Casadei. Macchia è la storia di un cane marrone con un occhio nero, grasso e furbo, uno di quei cani che non ti stacchi di dosso e che hanno più vite di un gatto. Bastardo racconta la vicenda di Black e del suo padrone Leclère, è una sorta di ballata macabra, in cui il daimon è tutto nel digrignare i denti dei due, è un comune e malefico ringhiare dolore. Preparare un fuoco è il rapporto intimo fra uomo e cane,è il contare su di sé e perdersi via, è attesa, ma anche intimismo di un narrare pulito, che si concede a poche digressioni. E alla fin fine ciò che propone Ballata di uomini e cani è la voglia di Paolini di concedersi il piacere del narrare per
il narrare, è il tentativo di fare un passo indietro da se stesso per porsi al servizio del suo autore, della passione per quel mondo a tratti livido e spietato che mette sullo stesso piano uomini e cani, accomunati da un esistenza che non ha fine ma semplicemente è. E allora è semplicemente Marco Paolini, l’attore che racconta, che ammicca al pubblico per tenerselo accanto, ma poi lo riporta nel cuore della storia, si concede e poi si ritrae, insomma Paolini si conferma se stesso, in nome di London. Applausi, applausi da un Ponchielli particolarmente caloroso.
Questo sito utilizza cookie tecnici, analitici e di terze parti per le sue funzionalità. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui Cookie Policy. Cliccando "Ok" su questo banner o proseguendo nella navigazione del sito acconsenti all'uso dei cookie.
Scegli a quali categorie di cookie dare il consenso. Clicca su "Salva impostazioni cookie" per confermare la tua scelta.
Scegli a quali categorie di cookie dare il consenso. Clicca su "Salva impostazioni cookie" per confermare la tua scelta.
Questo contenuto è bloccato. Per visualizzarlo devi accettare i cookie '%CC%'.