Ambra Jovinelli
C'è al Teatro Ambra Jovinelli il più implacabile e sarcastico raccontatore di tragedie sociali, il più emozionante memorialista di calamità civili, il più suggestivo comunicatore di indignazione, di coscienza, di paradosso: Marco Paolini. Oggi e nei giorni dispari porta in scena "I-TIGI racconto per Ustica" di Daniele del Giudice e suo, e domani e nei giorni pari ha in serbo "Parlamento chimico, storie di plastica" di Francesco Niccolini e suo, su Porto Marghera. In entrambi i casi gli bastano un tavolino, una sedia e una lampada, e tre ore di fiato. Per "Ustica" usa una lavagna di carta con fondo nero e un'Italia bianca, e una carta aereonautica della Sicilia, e una pagina clamorosa del Corriere della Sera, ed evoca i linguaggi dell'insabbiamento a danno del lungo lavoro del giudice Priore. Per "Parlamento chimico" sfoggia un elmetto di plastica e uno snodo di tubature, chiamando in causa la foto di un bambino giapponese trasformato in larva dall'inquinamento. Straordinari gli effetti di buio e di luce, in un testo dove l'angiosarcoma epatico è un personaggio, più che un tumore. E il macabro è poesia della consapevolezza.
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