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la Repubblica – Marco Paolini: “Vi racconto le crisi ma con leggerezza”

Marco Paolini: "Vi racconto le crisi ma con leggerezza"

“A Palermo e a Enna parlerò del clima del Covid ma anche di una disavventura ai miei esordi”

“Prometto che entro l'anno porterò in scena uno spettacolo sull'acqua in Sicilia”

di Eleonora Lombardo

 

L'attore Marco Paolini sarà il 9 al teatro Santa Cecilia e il giorno dopo al teatro Garibaldi di Enna con lo spettacolo "Sani Teatro fra parentesi”.

La scorsa estate ha incantato il pubblico di Gibellina chiudendo la quarantesima edizione delle Orestiadi al tramonto, al Cretto di Burri, con questo spettacolo fatto di ballate,canzoni e momenti di racconto autobiografico a fare da/ rouge a una narrazione che mette in scena istanze esistenziali e urgenze storico-sociali. Marco Paolini torna in Sicilia con "Sani! Teatro fra parentesi" con due nuove tappe siciliane, giovedì 9 febbraio al teatro Santa Cecilia di Palermo il giorno dopo a Enna al Teatro Garibaldi. Rispetto a quello portato in scena a Gibellina, dove era il tramonto a dettare i tempi nelle due nuove tappe siciliane lo spettacolo durerà quasi il doppio andrà in scena nella sua versione completa.

In "Sani!" Paolini racconta la sua carriera da grande interprete del teatro di narrazione come una tragicomica conseguenza del suo primo, e unico, incontro con Carmelo Bene nel 1983, e subito dopo la contemporanea crisi della guerra fredda, e dalle memorie più lontane si arriva in rapida successione alla pandemia e al lockdown del 2020. In scena un enorme castello di carte mostra la fragilità dell'equilibrio di ogni sistema ecologico, naturale o artificiale, incalzata da una prosa da racconto televisivo che in teatro si fa ballata, permette salti e capriole in quello che lo stesso attore-regista definisce "un concerto di storie".

Che cosa cela la scelta del titolo? 

«Non è l'aggettivo a cui istintivamente si potrebbe pensare, ma il saluto che deriva dal latino "salus", così si salutavano i miei nonni nella valle del Piave. Per loro, "ciao" era troppo confidenziale. Eppure "ciao" viene dal veneziano, "schiavo", "servo tuo". Pensandoci bene trovo "Sani" un saluto bellissimo, mai a nessuno vorrei dire "schiavo"».

Qual è la relazione tra "Sani" e "Teatro tra parentesi"? 

«Sani è semplicemente l'evoluzione di "Teatro Tra parentesi", il titolo che avevo immaginato nell'estate del 2020, quando si capiva già che ci sarebbe stato un “secondo atto". Poi ci abbiamo rimesso mano nel ‘21 e abbiamo sentito l'esigenza di legare le storie non solo a temi esistenziali, ma anche a quelle del cambiamento climatico».

Perché si parte proprio dal suo incontro con Carmelo Bene?

«Ogni crisi porta un cambiamento, io metto in fila una serie di crisi, ironiche e autobiografiche. Parto da Carmelo Bene nel 1983, quando volevo fare il regista, e invece lo spettacolo andò malissimo, mi trovai, pieno di debiti, ad accettare uno spettacolino come attore e questo cambiò la mia vita. Una disavventura economico-artistico-organizzativa può cambiare la vita. Poi parlo della guerra fredda, della guerra atomica schivata per un soffio, del terremoto in Friuli, fino a quello che abbiamo vissuto con il Covid. Cose enormi, ma che riguardano me, come ognuno di noi che le ha vissute. Sullo sfondo, il cambiamento climatico, trattato come fosse una crisi come le altre, ma della quale la scadenza è meno chiara. Lo spettacolo non serve a fare previsioni, non ho voglia di evocare scenari apocalittici, anzi, al contrario è un inno alla possibilità di adattarsi, di organizzarsi, di rispondere alle cose. E una sfida in positivo, con un tono leggero fatto di piccole storie e di canzoni, non è un trattato sul cambiamento climatico. É un modo per far vedere che le forze piccole che noi introduciamo non sono ininfluenti rispetto alle forze grandi che si muovono».

La guerra in Ucraina, la destra al potere in Italia: dal 2021 a oggi ha avuto la tentazione di arricchire il testo con le nuove crisi?

«Ero in scena la sera in cui la Russia invadeva l'Ucraina, e mi sono chiesto: "cosa devo fare?" Eppure, io quella roba lì la raccontavo già, quando racconto la crisi di Petrov e come si è schivata l'atomica. Il teatro non deve inseguire l'attualità. ma a volte capita che se fatto per bene si trovi a essere già avanti a ciò che accade».

 

Come sceglie i temi dei suoi spettacoli?

«Detesto le commissioni. Una volta avuta l'idea ci lavoro moltissimo. Per lo spettacolo sul Vajont ho studiato due anni. Tre anni per Galileo, tre per Ustica: per Porto Marghera addirittura quattro. Raccolgo montagne di documenti, cartelle su cartelle.. Una preparazione molto simile a quella del giornalismo d'inchiesta. E poi ci lavoro, da un po' di tempo a questa parte mettendo ordine e rapportandomi con "La fabbrica del mondo", il progetto che porto avanti con Telmo Pievani. Il mio è un teatro nazional popolare, devo fare i conti con il fatto che chi viene a vedere i miei spettacoli non viene per quello che dico, ma perché paga un biglietto e vuole in cambio qualcosa di ben fatto».

 

Ci aveva lasciato questa estate con la divertente e opportuna idea di fare uno spettacolo sull'acqua in Sicilia: qualche novità?

«Prometto che sarà fatto entro l'anno».

 

https://palermo.repubblica.it/societa/2023/02/01/news/marco_paolini_sani-386105062/

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