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LA REPUBBLICA – Paolini tra Hugo e Ia Thatcher "Vi racconto i nuovi Miserabili"

Una ballata sull'economia, un "ragionamento ad alta voce" che parla di quanto l'euforia liberista degli anni Ottanta ha cambiato (e non in meglio) le nostre vite. Marco Paolini arriva al Piccolo con Miserabili. Io e Margaret Thatcher, il suo nuovo lavoro che prosegue l'affresco autobiografico degli Album e lo mescola al teatro musicale che da qualche anno sta sperimentando insieme alla folk band monzese i Mercanti di Liquore. Un work in progress scritto insieme ad Andrea Bajani, autore di libri che indagano le nuovee realtà del lavoro precario, e cresciuto sul campo in una ricerca che ha portato il narratore veneto a confrontarsi con le cooperative sociali pugliesi e della Locride, per cercare di capire se un'alternativa al modello "vincente" e' possibile.
Paolini, nel titolo cita Victor Hugo, riportandoci alla mente immagini che credevamo d'altri tempi.
"Hugo per primo ha dato visibilita' a una categoria senza faccia che cavalcava le strade del suo tempo. Il suo romanzo nasce dopo la seconda rivoluzione industriale , tra il '48 e il Capitale di Marx, e proprio come il Capitale parla di riscatto. Con gli occhi di un uomo di fede, mentre per Marx il riscatto e' sociale. Ma in entrambi i casi il nemico e' il destino".
Un discorso che vale anche oggi?
"Miserabile e' chi ha la vita gia' scritta, non puo' scegliere. Oggi tecnologia e globalizzazione ci condizionano, la memoria non serve più a niente, il know-how ci viene dal computer. Ogni 18 mesi il microchip raddoppíadi memoria, è una legge, tutto è così veloce che tu ti senti al palo, sei costretto ad adattarti al sistema. Miserabile oggi è uno che si chiede solo se continuare a comprarsi cd o scaricare musica su Ram, rottamare o non rottamare l'auto.
Miserabile e' un branco di individui che non sa più a cosa serve la società, anzi, la considera un fastidio...».
Tutta colpa di Margaret Thatcher «Lei diceva: togliamo ogni steccato e facciamo correre il cavallo dell'economia, torniamo all'800, al liberismo senza ammortizzatori sociali dalla Belle Epoque. Cosa che si è puntualmente riproposta oggi, solo che se nell'800 l'economia era una locomotiva, adesso è
una Ferrari lanciata in corsa agli ordini della finanza e alle spalle del precariato. La Thatcher diceva: smettetela di parlare di società, la società non esiste, esistono solo uomini, donne e famiglie.
E la sua profezia si è avverata, stiamo azzerando le culture nella direzione del consumismo. E se una nazione si riduce a esser fatta di consumatori, è davvero miserabile».
Nello spettacolo, la "Lady di ferro" dialoga con Nicola, l'alter ego dei
suoi Album.
«Nicola è il mio Candide, lo uso per farmi domande. Ed èun sistema di relazioni, perché siamo sempre nell'ambito della provincia veneta, ci sono anche altri personaggi degli Album che ritornano. Però non
potevo restare chiuso lì, il tema è troppo ampio, così ho deciso mettergli di fronte Margaret Thatcher: un magnifico avversario, perfino meglio di Reagan. Per il resto lo spettacolo è una ballata, con brevi pezzi di teatro e molta musica. Un "ragiono e canto" alla maniera di Gaber". A cui fa anche un omaggio in scena...
«Solo un pezzetto brevissimo de La libertà. Più che citarlo, mi interessava la sua lezione. Quella di uno che ragiona a voce alta e se ne infischia di pestare piedi».
Teatro Strehler, largo Greppi, dal 27 febbraio al 18 marzo, ore 20.30, martedì e sabato ore 19.30, domenica ore 16, ingresso 22,50/ 19,50 euro (giovedì 1 mar¬zo pomeridiana ore 15 al prezzo speciale di 12,50 euro), tel. 848800304
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