Vent'anni fa Marco Paolini si e' inventato un teatro di testimonianza autobiografica, fondendo le esperienze dell'"orazione civile" di "Vajont" e della narrazione territoriale di "Libera nos a malo", lo spettacolo su testo di Meneghello che e' stato di recente ripreso da Natalino Balasso. L'idea degli "Allbum" di questo teatro era raccontare si' se stesso, appena travestito nel nome - Nicola - ma attraverso questa esperienza minuta di raccontare la grande trasformazione della vecchia Italia povera e agricola verso il mondo industriale e dei consumi. Ora Paolini torna su quel tema e prova ad aggiornarlo, per far vedere cos'è successo dopo quellingresso nella modernità e nell'eta' adulta. Dato il carattere molto peculiare della sua storia di attore di successo e soprattutto a causa del carattere molto frammentario, disordinato, labirintico del nostro tempo postmoderno, anche questo racconto diventa meno lineare, più disorienttato nello spazio e nel tempo. Si parla di fulminanti carriere nel mondo della finanza e di conti della spesa al supermercato, della vecchia sanità e delle carte di credito, di videogames e della disgregazione dei rapporti familiari. Soprattutto si parla della Thatcher, di Regan e di Komeini, di quel '79 in cui Paolini colloca la svolta che ci ha resi tutti - come suona il titolo dello spettacolo - "miserabili". La bravura di Paolini come cantastorie è ancora una volta straordinaria.Intenso ma senza retorica, lo spettacolo afferra e appassiona. Merito anche dei tre "Mercanti di liquore" cui è riservato il commento musicale.
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