Paolini rapisce gli studenti «E´ una lezione di storia»
Palazzo Nuovo ha aperto le sue porte al teatro in collaborazione col Laboratorio Teatro Settimo. L´ha fatto ieri con Marco Paolini e il suo «I-Tigi. Canto per Ustica», la nuova orazione civile che sta replicando i successi di «Vajont». L´Aula Magna «Franco Venturi» è stracolma. I biglietti sono esauriti da una settimana e il pubblico è seduto anche sugli scalini. Non ci sono solo ragazzi, ma anche signore di una certa età, uomini attempati, qualche giacca e cravatta. «I-Tigi» parla a tutti, è vero. Ma ieri a Palazzo Nuovo l´interlocutore privilegiato di Paolini è stato il pubblico degli universitari composto da ragazzi che il 28 giugno 1980 nemmeno erano nati o erano troppo piccoli per poter ricordare cosa accadde quella sera sui cieli della Sicilia. «E´ un bene che Paolini abbia scelto di portare questo spettacolo all´università - commenta Matteo Arrota, studente di giurisprudenza di 19 anni -. La tragedia di Ustica è una vicenda che conosciamo ma sentiamo lontana». La ricostruzione di Paolini contribuisce a fare luce su una vicenda che ancora oggi ha molti lati oscuri, anche se non vuole offrire risposte ma spunti di riflessione. «L´immagine stessa di questa vicenda ci è giunta confusa. Ricordo servizi del telegiornale e anche una parodia su "Avanzi", niente di più» afferma il ventenne Simone Natali seduto in prima fila e iscritto a Scienze delle Comunicazioni. Gli fa eco la minuta Giulia Spina, studentessa di 19 anni di Fisica: «Non sapevo nulla di preciso. Oggi ho imparato qualche cosa». Il monologo entra nel vivo, l´attore veneto è seguito dal con partecipazione. Gli spettatori ridono, si stupiscono, si indignano, ascoltano e fanno scattare spontanei applausi in più punti del monologo. Si è creata l´alchimia giusta. Ma qualcosa non va. Rumori fuori scena disturbano, infastidiscono Paolini: durante tutto il primo tempo gli studenti continuano ad entrare nell´aula, e per qualcuno che arriva c´è qualcun altro che se ne va. L´uomo di teatro pazienta finché può, poi all´inizio dell´intervallo ammonisce: «Se sento ancora aprirsi o chiudersi una porta mi fermo». Il pubblico apprezza l´intervento di Paolini e da quel momento in poi guai a chi si muove. Perché sì, la tragedia dell´Itavia 740 caduto al largo delle coste di Ustica interessa tutti, ma il vero spettacolo è lui: «E´ Marco Paolini il primo motivo per cui sono qui - spiega Francesco Belgrano studente ventenne di Comunicazione Interculturale -. Avevo già visto "I-Tigi" in videocassetta, mi era piaciuto, ma ho seguito Paolini anche nelle altre sue produzioni. Penso che l´ambito universitario sia molto adatto per le sue caratteristiche. Fa un teatro di comunicazione perciò quale posto migliore dell´università?». Anche Matteo è un estimatore di Paolini: «Avevo visto questo spettacolo in televisione e non mi sono lasciato sfuggire l´occasione per vederlo dal vivo». Non lo conosceva invece Simone che ha seguito il consiglio degli amici e che apre una piccola polemica: «E´ positivo che Palazzo Nuovo ospiti questo tipo di attività, ma perché devono essere a pagamento? Questo rimane pur sempre un luogo pubblico. Prima i biglietti costavano sei euro e poi i nostri rappresentanti li hanno fatti scendere a tre. Ma doveva essere gratuito».
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