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L’Arena di Verona – L’infanzia perduta nel mare dei ricordi

Teatro S.Giovanni. Successo di Paolini in "Adriatico"

La geografia non era il vostro forte, a scuola? Non preoccupatevi, potreste rifarvi in "geografia dell'anima". Una nuova materia in cui i luoghi non sono puntini sulla carta, ma hanno dimensioni e colori incredibili negli occhi dell'anima. Come il mare Adriatico per un bambino di Belluno.

Gli avevano raccontato come si vedeva dalla finestra del granaio. Lui, spinto dalla curiosità, una domenica è salito di nascosto in soffitta e si è affacciato da quel piccolo rettangolo, rischiando di cadere. Quel bambino era Nicola, il protagonista di "Adriatico", lo spettacolo che Marco Paolini ha portato l'altra sera, per la prima volta, al teatro Astra di San Giovanni Lupatoto, per la rassegna "Teatro S.Giovanni". In questa "cornice" rinnovata rispetto al debutto (di nove anni fa), Paolini introduce Nicola, il protagonista dei suoi Album, una specie di diario dall'infanzia alla giovinezza.

Siamo nel 1964 e il tema delle vacanze è un argomento irrinunciabile per i ragazzini. Nicola, per la prima volta, le passerà in colonia a Cattolica. Marco Paolini, solo sulla scena, con accanto una valigia di cuoio, dalla quale estrae oggetti rievocativi, ricrea l'atmosfera tesa della partenza. La notte in bianco, i vestiti con le iniziali, il sacchetto con le biglie dei corridori, i panini per il viaggio, l'avvio alla stazione con tre ore d'anticipo con la 1100 D, il momento dei saluti, fra pianti e grida. È il primo distacco dalla famiglia e Nicola deve subito fare fronte da solo agli imprevisti (la mancanza della valigia, dimenticata dal padre), stringendo alleanze al momento dello spuntino, a base di fruttini Zuegg, o imbastendo lotte per il letto.

Sono ricordi minimalisti, che appartengono a tutti i Nicola del mondo, che diventano epici nella trasfigurazione della memoria. Paolini sa creare una folla di personaggi di contorno. Gli amici: quello ricco e saccente, quello grosso e strafottente, quello più timido e insicuro che piange sempre. E poi la signorina Susanna, l'accompagnatrice, tutta curve e buoni sentimenti, che fa palpitare i loro cuori. E la direttrice, piccola e severa, affiancata da un tipo alto "come un bidello": quasi due citazioni perfette, dal mai dimenticato "Giornalino di Giamburrasca".

Immagini indelebili, che segnano una vita e che ognuno si porta appresso in una finestra del cuore. Come si è visto dal caloroso successo tributato a Paolini, da un pubblico non numeroso.

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