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Left – Galileo il primo precario dell’Università

Marco Paolini torna in teatro. Fino al 27 novembre è in scena al Piccolo di Milano portando i suoi spettatori in pieno clima seicentesco. Un secolo di grandi rivoluzioni, co personaggi in grado di mettere in discussione idee fino ad allora ritenute inconfutabili. Primo fra tutti Galileo Galilei, che Paolini ci restituisce in veste di uomo pratico, “uno che ama sporcarsi le mani, un meccanico”, una persona che pensa con la propria testa. Di conseguenza anche un poco vanitoso, un genio senza laurea, “il primo precario dell’università”, dice Paolini conquistandosi l’attenzione del pubblico. Ma poco importa: “Per me Galileo rappresenta la necessità di confrontarsi con un profondo bisogno di cambiamento che ciclicamente si ripropone nella società; però si fa una gran fatica, ci si impigrisce dentro alle logiche che si usano: a me serve una figura come quella di Galileo come esempio per cambiare modo di pensare”. Così racconta a left Marco Paolini, a proposito della sua ultima fatica teatrale ITIS Galileo, intelligente monologo sulla vita e le battaglie dello scienziato pisano per proporre la nuova e rivoluzionaria visione del cosmo e del sistema solare. Come dice sul palco di fronte al suo pubblico “ho scritto un lavoro su Galileo perché ho raccolto la sfida di un amico” e a seguire il rodaggio di questo lavoro è durato due anni. Nel descrivere l’approccio ad una materia così complessa Paolini dice “all’inizio ti senti schiacciato. Ti sembra una materia da specialisti e tu sei come uno studente, ci si perde continuamente e la capacità è quella di riuscire a ritrovarsi. Capita spesso, a volte ci si perde in un bicchier d’acqua, ma è normale perché non sei sicuro di aver capito, non hai nessuna autorevolezza nel dire: mah, io la racconterei così! E allora ci provi..io come regola mi do quella che devo sbagliare, andare avanti facendomi correggere”. E così, per dar forma a quello che poi è diventato il racconto in teatro, porta il suo Galileo in giro nelle scuole superiori, feroce banco di prova che supera brillantemente :“Quando un adolescente dopo un quarto d’ora smette di messaggiare è già un grande risultato”. Sono tanti gli studenti che a fine spettacolo gli scrivono lettere, molti ammettono di non aver amato la figura di Galileo a scuola e di averne apprezzato la storia durante la narrazione. E’ interessante la descrizione che Paolini fa del suo metodo di scrittura del testo teatrale, metodo che vede nell’errore un sistema per andare avanti nella ricerca, e che lo porta ad una delle intuizioni più felici della rappresentazione, quando di fronte alla difficoltà del “Dialogo sopra i due massimi sistemi”racconta pubblicamente di averne trovato la chiave di lettura accorgendosi che poteva esser letto come una commedia. L’attore allora indossa la maschera e il trattato scientifico si trasforma in un canovaccio da commedia dell’Arte, sapientemente rappresentato con la lingua veneta. ITIS Galileo lancia anche numerosi spunti di riflessione per l’oggi. “ In questo lavoro ho voluto dare il giusto risalto anche all’elemento magico, che nel 600 era molto presente”-dice- “e senza il quale è difficile spiegare il pensiero e la visione del mondo in cui si trova a vivere Galileo”. Un invito ad accorgersi del pericoloso ritorno della superstizione e dell’atteggiamento fatalistico, condizione che secondo Paolini fa diventare sudditi e non cittadini.

Martina Fotia

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