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“ Mar de Molada”: il teatro campestre di Marco Paolini racconta il Veneto ripartendo dall’origine dell’acqua

Quattro incontri, fino a duemila persone sedute sui prati del bacino del Piave. Un racconto itinerante del Veneto, dalla Marmolada al Mar Adriatico, che procede dai nomi dei corsi d’acqua. Caorame, Pettorina, Ardo, Marteniga, Rasego, Soligo, Nerbon, per citarne alcuni. Dopo VajontS 23, Marco Paolini torna con un nuovo progetto teatrale di prevenzione civile per la Fabbrica del Mondo. Mar de MoladaStorie di crode, rive, grave, palù, arzeri, valli, idrovore, aqua e tera, tra Venezia e Piave. «Il fiume dipende dalle rive, noi dipendiamo da lui», dice l’autore, attore e regista: «Quando ti sei dimenticato del fiume, siccome non lo vedi da casa tua, hai rimosso l’origine dell’acqua. Ognuno dei nostri sistemi vitali è interconnesso ai fiumi». Il debutto, posticipato a causa del meteo avverso, è programmato domenica 15 settembre, alle 11, a Malga Ciapela, Serrai di Sottoguda. Il 21 settembre, dalle 15, ritrovo a Sospirolo e, la settimana successiva, a Pederobba. Infine, il 5 ottobre alle 16.30, il finale all’oasi di Vallevecchia. I dettagli e le informazioni sono disponibili sul sito www.mardemolada.org.

Dopo VajontS 23, l’attore e regista torna con uno spettacolo itinerante del Veneto, dalla Marmolada al Mar Adriatico, che parte dai nomi dei corsi d’acqua. Il debutto domenica 15 settembre alle 11 a Malga Ciapela, Serrai di Sottoguda

La narrazione di Paolini sarà accompagnata dal canto di Patrizia Laquidara, dalle musiche di Giovanni Frison e da un coro di cittadini che si ispira alla drammaturgia della Grecia antica. E poi, nel corso di ogni spettacolo, il dialogo dell’autore con scienziati ed esperti: la climatologa Elisa Palazzi, il commissario nazionale per la crisi idrica Nicola Dell’Acqua, il geologo Emiliano Oddone e Andrea Rinaldo, vincitore nel 2023 del premio Stockholm Water Prize. È questo il momento dello Stravedo, così ribattezzato pensando all’omonimo fenomeno che, a Venezia, dalla laguna permette di scorgere nitidamente le montagne, quando le giornate sono limpide. «Gli scienziati partono dal luogo in cui ci troviamo per ricondurci a qualcosa che non vediamo», spiega Paolini: «Ogni appuntamento è unico e diverso, bisogna che le cose che si raccontano trovino riscontro in quello che gli occhi vedono intorno».

Una genesi complessa

Un viaggio che l’artefice definisce sentimentale e pragmatico. I cambiamenti del paesaggio della sua regione sono fonte di preoccupazione immediata, legata alla carenza idrica nel letto del Piave. «All’inizio ero talmente disorientato dalla complessità della materia da essermi perso più volte, come un corso d’acqua che non ha pendenza. Questo viaggio si è impaludato spesso, ha avuto degli avanti e indietro, alcuni elementi sembravano lontanissimi tra loro», confessa. Si è messo a studiare l’assetto idrogeologico, attraverso documenti, numeri e dati. Ha parlato con tecnici e rappresentanti istituzionali, analizzando la storia dei sistemi di irrigazione e di bonifica. La parola guarda al passato e all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che incoraggia i governi ad attivare misure di mitigazione. «Data la scala, a questa soluzione dovrebbero adeguarsi anche quelle economie dei Paesi poveri che vorrebbero crescere come gli altri», aggiunge Paolini: «Se la disuguaglianza plateale non viene ridotta, parlare di adattamento e di mitigazione è piuttosto ipocrita».

Uno spettacolo - rito

Mar de Molada, realizzato con il sostegno di Regione Veneto e di Veneto Agricoltura, prodotto da Jolefilm, chiama a raccolta il pubblico che si porta il telo per sedersi, non lascia traccia del proprio passaggio, si organizza per raggiungere le mete. Un rito in cui ciascuno si assume una responsabilità. «Quando il fiume torna a prendersi degli spazi dove noi credevamo di essere sull’asciutto, allora invochiamo protezione e sicurezza», riassume Paolini: «È come se immaginassimo qualcuno più grande di noi che ci tutela mentre la prima tutela dipende da una conoscenza dei principi e della storia di un territorio». È il concetto di prevenzione civile che non riguarda solo gli Stati. «Dovremmo applicare tutto questo al fiume sotto casa, al sistema idrico dal quale prendo l’acqua da bere e nel quale il mio depuratore sversa le sue acque ripulite», conclude:«Ciò che faccio, è raccontare il perché sarebbe bello provare a costruire un’azione corale».

https://www.corriere.it/pianeta2030/24_settembre_11/mar-de-molada-teatro-campestre-marco-paolini-racconta-veneto-ripartendo-dall-origine-dell-acqua-3b27c44a-6f88-11ef-91a8-be5126795c61.shtml

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