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Marco Paolini in “Nel tempo degli dèi – Il calzolaio di Ulisse”

La capienza ufficiale del Teatro Colosseo è di 1503 persone, ora non sono sicuro che tutti i posti fossero occupati, ma dal tempo messoci nell’uscire dalla sala, pur essendoci molte porte spalancate in tutta sicurezza sia su via Madama Cristina che su via Bidone, l’impressione era che erano rimasti pochi, quelli liberi. Marco Paolini – attore conosciutissimo al grande pubblico da un memorabile “Il racconto del Vajont” trasmesso in televisione più di vent’anni fa e che periodicamente torna con trasmissioni cult su treni, bestiari vari e indagini su eventi neri della storia Italiana – è molto amato. Anche dal sottoscritto. Ho fra i ricordi più belli “Aprile ’74 e 5”, un “Marco Polo” ancora in lavorazione visto a Chioggia e ovviamente “Il racconto del Vajont”, visto quando era ancora sconosciuto (lo spettacolo) al Garibaldi di Settimo Torinese e dove noi, pubblico, siamo rimasti a parlare con l’attore molto tempo dopo la fine della pièce. Il clima che si era venuto a creare fra di noi conteneva emozione e riconoscenza. Se poi i suoi spettacoli hanno la regia di Gabriele Vacis, raggiungono vette davvero elevate.

Questo “Calzolaio di Ulisse” mi è sembrato uno spettacolo ricco, corale, attuale, divertente, profondo e sicuramente ometto una decina di altri aggettivi che lo descrivono. Ulisse appare invecchiato non dall’età ma da questo suo vagabondare, da questo suo bisogno di raccontare e di trovare qualcuno che ascolti le sue storie. Non è solo, c’è con lui il figlio Telemaco, che lo aiuta nel racconto, testimonia con la sua presenza la veridicità o la falsità di ciò che dice, che poi è la stessa cosa. C’è un coro, composto da musicisti, cantanti ed attori. Sono tutti molto bravi: Saba Anglana, Elisabetta Bosio, Vittorio Cerroni, Lorenzo Monguzzi, Elia Tapognani, questi i loro nomi.

Si ripercorre la storia degli dèi, da Caos a Gea, per arrivare alla guerra di Troia con l’epilogo della mattanza dei Proci, ad Itaca. Il linguaggio è duro, addolcito ogni tanto dalla cadenza veneta del capocomico e da qualche suo commento in dialetto. È chiaro che si parla di allora per alludere all’oggi, alle stragi quotidiane dei nostri mari, all’odio per il diverso, lo straniero che non è più il benvenuto. Bella la scelta di questo remo che si porta in giro Ulisse, ingombrante e ben visibile, una sorta di crocefisso che bene rappresenta la colpa che ognuno di noi si trascina quotidianamente, fingendo di non vedere e non prendendo posizione.

Musiche ottime, canzoni e sonorità fantastiche soprattutto grazie a Saba Anglana che unisce alla presenza scenica una grande gamma vocale. Scenografie povere ma ricche di effetti e allusioni. Insomma noi circa 1500 spettatori eravamo tutti soddisfatti, abbiamo molto applaudito e ottenuto anche un bis.

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Noi troveremo i luoghi delle peregrinazioni di Ulisse il giorno in cui rintracceremo il calzolaio che cucì l’otre dei venti di Eolo. Eratostene

MARCO PAOLINI torna al teatro Colosseo e porta con sé uno dei personaggi più importanti e affascinanti della storia della letteratura mondiale: Ulisse. In un tempo lontano, fatto di divinità ed eroi, il poeta Omero cantava le gesta eroiche di Ulisse, le sue peripezie e i suoi amori. Oggi, il drammaturgo, regista e scrittore italiano riporta in scena l’antico canto perché questa, per lui, è la storia dell’Occidente e tutto contiene: dal primo istante, quando nulla esisteva, a quando tutto iniziò a esistere. Marco Paolini condivide il palco con un gruppo di interpreti bravissimi, fra i quali la poliedrica Saba Anglana, attrice, scrittrice e cantante di origine somala ma torinese da molti anni, con una voce avvolgente e una personalità straordinaria.

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NEL TEMPO DEGLI DÈI – Il calzolaio di Ulisse

di Marco Paolini e Francesco Niccolini

regia Gabriele Vacis

con Marco Paolini

e con Saba Anglana, Elisabetta Bosio, Vittorio Cerroni, Lorenzo Monguzzi, Elia Tapognani

musiche originali di Lorenzo Monguzzi

con il contributo di Saba Anglana e Fabio Barovero

scenofonia, luminismi, stile Roberto Tarasco

aiuto regia Silvia Busato

luci Michele Mescalchin, fonica Piero Chinello

assistenza tecnica Pierpaolo Pilla, direzione tecnica Marco Busetto

prodotto da Michela Signori produzione Jolefilm, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

con la collaborazione di Estate Teatrale Veronese e Teatro Stabile Bolzano

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