Nei programmi di Marco Paolini bisogna abbandonarsi alla malìa del racconto, altrimenti il didascalico rischia di sopravanzare, altrimenti il tono da fine millennio diventa un inciampo per il nuovo millennio che stiamo affrontando. Come se non ce ne fossero già abbastanza! Il teatro di narrazione è la forma attraverso cui Paolini, nel corso degli anni, ci ha regalato momenti di irripetibile intensità, da filologo cantastorie. La sua ultima sfida si chiama «La fabbrica del mondo», una serie in tre puntate su Rai3 in compagnia di Telmo Piovani. Il racconto si svolge all’interno di una grande fabbrica, stratificata per epoca e mutamenti, un luogo che diventa metafora di un mondo che fabbrica sé stesso: «La Fabbrica del Mondo, che per millenni ha garantito la sopravvivenza dell’essere umano, ora si è inceppata. Tocca fare — sostengono P&P — una gran manutenzione per ripararla, per salvare quel presente che lentamente si disfà sotto i nostri occhi e immaginare un’idea di futuro che non sia la ripetizione del presente».