La vera rivoluzione mobile? Per me è iniziata quasi trent’anni fa…
Marco Paolini, classe 1956, uno dei più grandi attori-registi della scena italiana
contemporanea, autore di pagine indimenticabili come “I racconti del
Vajont”, “Il Sergente”, dedicato a Mario Rigoni Stern, o “Miserabili. Io e Margaret Tatcher”, il nuovo spettacolo attualmente in tournée con i Mercanti di Liquore, non ha dubbi: A cambiarmi la vita non è stato il cellulare, adottato abbastanza tardi, una decina d’anni fa ma il walkman, il primo ttore/registratore portatile di suoni, antenato dell’iPod, messo sul
mercato da Sony nel lontano 1979. Fui tra i primi ad accaparrarmelo,
durante un viaggio negli Stati Uniti, sedotto dall’idea di potermi mettere in tasca una colonna sonora su misura, composta con le canzoni e i brani preferiti. A distanza di tanto tempo continuo ad ascoltare musica attraverso
un apparecchio dedicato, che non è più “quello” ma sicuramente non è, non
sarà mai, un cellulare. Che gli serve quasi esclusivamente per la reperibilità, le
chiamate e poco altro. Chiamo poco e ‘messaggio’ pochissimo, sempre in maniera convenzionale, senza utilizzare i sistemi di scrittura rapida,
che mi confondono, forse perché non ne domino la logica.
Immagini? Qualche volta le scatto, per la documentazione immediata, so di avere sempre con me una fotocamera, anche se in effetti non ce l’ho. Auricolare? Sempre, con il fi lo. E vivavoce in auto. Agenda? Sono fedele a
quelle cartacee e anche per la scrittura ho i miei quaderni di
carta, vergati uno dopo l’altro a mano, con un unico, insostituibile strumento: la penna stilografi ca. La volta che qualcuno mi ha regalato un palmare, mi è sembrato giusto, a mia volta, regalarlo subito. E’ andata meglio al PC
portatile, che mi serve fondamentalmente a due cose: le ricerche in rete e la correzione delle bozze (no, non trascrivo io i miei testi, c’è chi lo fa per
me). Ma per quest’operazione voglio sempre anche una stampata, che mi permette di oggettivare meglio il mio lavoro, sia rispetto al video che
alla scrittura manuale, prima dell’eventuale pubblicazione.
E utilizzo molto anche gli appunti vocali, memorizzati su registratori digitali, semplici, comodi, discreti, e chiavette USB. Prima o poi arriverò anch’io a usare una tastiera: se fi nora non l’ho fatto è perché immaginavo sempre il
prossimo avvento di un nuovo tipo di interfaccia sensoriale, in grado di bypassare il problema… Uso il portatile con un criterio di prossimità: se sono a Milano o a Roma (Paolini è nato a Belluno ed è sempre rimasto fedele alla sua regione) chiamo quelli che vivono lì, per incontrarli. Con il pubblico dei suoi
spettacoli più impegnati (quasi tutti) a volte ingaggia vere e proprie prove di
forza, arrivando a interrompere la rappresentazione in presenza di squilli che ovviamente non fanno parte del copione. Ed è altrettanto inflessibile con se stesso se gli capita di dimenticare il mobile acceso e abbaiante nel bel mezzo di una conferenza o di un meeting. Ma ognuno di noi (attori) ha anche
dalla sua una serie di gag inventate per convivere con i cellulari degli spettatori: durante uno spettacolo leggero, comico, ci auguriamo persino
che squillino perché sono una fonte inesauribile di spunti, molto esplicativi dell’Italia di oggi...
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