tratto

Cerca un articolo

RIVOLUZIONE SILENZIOSA

di Francesco Battistini

Al Piccolo Teatro un racconto che parte dai taccuini. L'attore e regista: «Era controcorrente»

Clara Bortolotti e Stefano Moretti in «Darwin, Nevada»;

Marco Paolini, innanzi tutto il titolo: Darwin, Nevada, che domani debutta al Piccolo Teatro di Milano, parla di Darwin in un posto che con Darwin sembra non c'entrare nulla…

«Questa cittadina dell'America profonda, dove tutto succede, non è dedicata a Charles. E solo un'omonimia, una ghost town di miniere abbandonate, 5o abitanti. La casa del diavolo. A suo modo un luogo perfetto, senza negozi, dove non hanno tanta voglia di turisti: c'è un cartello che invita a non entrare, neppure per far benzina».

La trama?

«Un'alluvione mette in crisi diversi personaggi, che vanno da una biologa a un sindaco trumpiano. Le loro vite s'intrecciano con un avvenimento vero, il furto dei taccuini di Darwin nel 2001: i quaderni, coi disegni e le prime riflessioni sulla teoria dell'evoluzione, furono rubati dalla biblioteca di Cambridge e ricomparvero solo nel 2022».

Chi li rubò?

«Ne so quanto lei. Furono restituiti con un biglietto ironico di Buona Pasqua e io posso soltanto immaginarmelo, che razza di vita hanno avuto 20 anni nelle mani di qualcuno. Un tempo che forse non è casuale: 20 anni ha impiegato Darwin a pubblicarli, 20 anni ha aspettato il ladro a restituirli…».

E un giallo? Una bio?

«Con Matthew Lenton non raccontiamo la vita di Darwin, né facciamo un ritratto della società scientifica dell'8o0. Il furto è un pretesto narrativo, un fatto di cronaca che incrocia ciò che i taccuini contengono. Il nostro ladro non ha nulla a che fare col ladro vero. Finché non lo beccano — e spero non lo becchino mentre siamo in scena! —, il ladro ce lo immaginiamo: non è un brutto personaggio, anzi… E una storia di fantasia, ambientata nell'oggi. Porta Darwin nel riscaldamento globale, nel pensiero antiscientifico, nel rifiuto della ragione».

Partendo dai taccuini.

«I taccuini di Darwin sono pensieri nudi: non sono un libro di scienza, solo il dialogo d'un uomo di scienza coi propri dubbi. E nulla è più emozionante che seguire chi va contro il pensiero dominante. Oggi c'è bisogno d'un pensiero diverso, razionale, non subalterno a credenze o a fanatismi». Paolini cita un sondaggio Gallup dei primi 2000. La domanda era: da quanto l'uomo si trova sulla Terra? Il 45% rispose io mila anni, mentre un 40% credeva all'evoluzione in milioni di anni, sì, ma sotto la guida di Dio: «Il sapere rivoluzionario ha sempre portato a chiusure e negazionismi. Non per nulla, con Telmo Pievani, James Moore e Niles Eldredge, l'idea ci è venuta durante la Brexit. Londra andava da un'altra parte e noi ci siamo detti: no, signori, Darwin non lo lasciamo solo a voi».

Che sappiamo di Darwin, oggi?

«Mi chiedo che cosa rimane d'una teoria che è stata una rivoluzione, perché non dà all'uomo un posto speciale nell'universo. E perciò è ancora controversa. Qualche settimana fa, il governo della nuova Siria ha rassicurato i chierici sul fatto che la religione sarà insegnata a scuola. E che dai programmi sarà tolto Darwin. Noi pensiamo che il fondamentalismo sia solo degli islamici? Nasce i5o anni fa, una risposta allo smarrimento di chi vedeva vacillare le certezze legate all'interpretazione della Bibbia: come facciamo, se scopriamo che non è stato Dio a creare tutto questo? Oggi siamo pieni di conoscenze, eppure diffidiamo
delle teorie che spiegano la vita. Abbiamo fanatismi, pregiudizi antiscientifici sul cambiamento climatico. E dentro di noi le stesse paure che aveva Darwin, prima di pubblicare la sua teoria».

Che cosa c'insegna la storia dei taccuini?

«Come si forma un'idea. Come raccontare le cose contraddicendo la nostra rassicurante costruzione del mondo, con regole che non includono la figura del Creatore. La modernità di Darwin è stare dalla parte sbagliata di dove tira l'aria. Un antieroe, un eretico, più difficile da rappresentare di Galileo. Covava un'idea scomoda e aveva molto da perdere: sapeva che gli uomini più in vista erano i prelati, non gli scienziati. E infatti rimase 20 anni in silenzio, fu restio a usare la parola evoluzione. Fu un rivoluzionario riluttante».

Cerca un articolo

Questo sito utilizza cookie tecnici, analitici e di terze parti per le sue funzionalità. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui Cookie Policy. Cliccando "Ok" su questo banner o proseguendo nella navigazione del sito acconsenti all'uso dei cookie.

Impostazioni Cookie

Scegli a quali categorie di cookie dare il consenso. Clicca su "Salva impostazioni cookie" per confermare la tua scelta.

FunzionaliIndispensabili per il corretto funzionamento del sito, questi cookie assicurano le funzionalità di base in modo anonimo.

AnaliticiI cookie analitici sono utilizzati per capire come i visitatori interagiscono con il sito web.

Social mediaQuesti cookie permettono di mostrare contenuti provenienti da servizi come YouTube e Facebook.

MarketingI cookie pubblicitari possono essere utilizzati per fornire ai visitatori annunci personalizzati.

AltriCookie di terze parti non ancora classificati in una categoria.

WeePie Cookie Allow close bar icon

Impostazioni Cookie

Scegli a quali categorie di cookie dare il consenso. Clicca su "Salva impostazioni cookie" per confermare la tua scelta.

FunzionaliIndispensabili per il corretto funzionamento del sito, questi cookie assicurano le funzionalità di base in modo anonimo.

AnaliticiI cookie analitici sono utilizzati per capire come i visitatori interagiscono con il sito web.

Social mediaQuesti cookie permettono di mostrare contenuti provenienti da servizi come YouTube e Facebook.

MarketingI cookie pubblicitari possono essere utilizzati per fornire ai visitatori annunci personalizzati.

AltriCookie di terze parti non ancora classificati in una categoria.


WeePie Cookie Allow close popup modal icon