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SaltinAria.it – Itis Galileo – Teatro Colosseo (Torino)

Marco Paolini abbandona (ma solo in apparenza) la denuncia sociale per narrare in questo monologo insospettabilmente divertente l’antica e moderna storia del fondatore della scienza libera, in netta contrapposizione con la fede integralista e la superstizione.

"Cominciamo con un minuto di rivoluzione", esordisce Marco Paolini portandosi davanti al sipario. Il pubblico resta perplesso, c'è chi risponde applaudendo, chi rumoreggiando, poi dopo qualche secondo comincia a serpeggiare dell'imbarazzo, quando ci si accorge che quel minuto dura veramente 60 secondi, non come quelli di silenzio allo stadio. Ma la rivoluzione che intende Paolini è quella celeste, quella della Terra attorno al Sole, che senza accorgercene ci porta a spasso durante quello stesso minuto per 1788 km.

Ma lo straniamento dello spettatore è appena all'inizio. "Itis Galileo" è uno spettacolo completamente diverso da quelli che hanno reso famoso l'attore di Belluno. Certo, si tratta sempre di un monologo, due ore animate da un'unica voce senza un solo calo di interesse o di attenzione, come solo lui sa fare. Ma se dopo "Vajont", "Ausmerzen", "Miserabili" vi aspettavate un altro potente testo di denuncia sociale, siete completamente fuori strada.

Stavolta, Paolini fa ridere, e tanto. E la cosa sorprendente è che ci riesce raccontando una vicenda di quattrocento anni fa, che tutti conoscono per averla studiata (per lo più con poca passione) a scuola e, soprattutto, senza tradirne l'impianto storico e scientifico. E' la storia di Galileo Galilei, l'uomo che fondò la scienza moderna nello stesso modo e negli stessi anni in cui William Shakespeare (nato - lo sapevate? - lo stesso anno) fondava il teatro moderno.

Portare a teatro Galileo non è una novità: lo fece addirittura Bertold Brecht, nella sua inarrivabile "Vita di Galileo". Ma se il maestro tedesco si concentrava sul dramma personale dello scienziato e sulla sua abiura, Paolini si occupa invece del suo pensiero e lo fa con l'ironia di cui, scopriamo, lo stesso Galileo era appassionato fruitore. Ed è così che ci accorgiamo che la storia di questo professore pisano del Seicento è in realtà per molti versi estremamente attuale.

E non solo per i numerosi riferimenti satirici all'attualità che Paolini infila (forse per riflesso condizionato) nella narrazione. Ma perchè la lotta contro i dogmi costituiti e oscurantisti della Chiesa e dell'Università, la forza dirompente della ragione e del pensiero critico, la giovinezza mentale di chi partorirà dopo i sessant’anni le scoperte di maggior peso, la voglia di non arrendersi neppure alla cecità e allo smacco dell'abiura, la capacità di spiegare le leggi della fisica con termini semplici e, soprattutto, il ruolo centrale del dubbio sono lezioni che oggi più che mai dobbiamo imparare a non dimenticare. Per non far soccombere il nostro cervello alla tirannia televisiva.

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