tratto

SONG N. 32

con Marco Paolini e i Mercanti di liquore  (Lorenzo Monguzzi, Piero Mucilli, Simone Spreafico)

inserti poetici di Luigi Meneghello, Federico Tavan
testi delle canzoni di Dino Campana, Ernesto Calzavara, Giacomo Noventa, Gianni Rodari, dei Mercanti di liquore e di Marco Paolini
disegno luci Andrea Violato | consolle luci Monia Giannobile | consolle audio Lorenzo Caperchi

organizzazione e distribuzione Michela Signori
prodotto da JOLEFILM con la collaborazione di CANTOUR

Song n. 32

Concerto variabile

La storia

Una sorta di concerto popolare, fatto di musiche originali composte ed eseguite dai Mercanti di liquore e testi in parte di poeti come Biagio Marin, Giacomo Noventa, Dino campana, in parte scritti da Marco Paolini, in parte tratti dalla vasta opera di ballate – filastrocche di Rodari.
Il tema conduttore è legato all’acqua e alla lotta tra chi vuol trattarla come merce e chi crede che essa debba essere sottratta alle regole del mercato e del possesso. A questo tema si riconducono in vario modo canzoni e brevi pezzi teatrali.
Dallo spettacolo è stato tratto un CD musicale dal titolo SPUTI.

Note d'autore

“E’ cominciato con un concerto dedicato all’acqua intesa come risorsa e non come merce. Abbiamo fatto tre giorni di prove partendo da qualche pagina di libro fotocopiata, qualche poesia, un po’ di repertorio e musiche improvvisate più che pensate, che nascevano dall’istinto e dalla fretta oltre che dalla voglia di fare insieme questo concerto.
Non ho mai visto spartiti in quei giorni né fogli per trascrivere la musica.
Ogni tanto si registrava qualcosa e ogni tanto ci dimenticavamo di farlo, così certe cose si sono perse da subito. Non so se fosse giusto chiamarle canzoni però alla fine era un concerto.
Serviva un titolo, SONG N. 32 bastava.
Ovviamente nessuno pensava che potesse durare più di una serata.
Ne abbiamo fatte 15 poi ci è venuto in mente che potevamo anche farne un Album.
A condizione di lavorarci sopra. Si è trattato di innesti e montaggi di testi diversi, di accostamenti, di musiche e parole prese da vari autori, dalle filastrocche di Gianni Rodari (Re Federico, La tradotta, Sul duomo di Como, Il mare Adriatico, I mari della luna, I sette fratelli, Stelle senza nome), quasi metà dei pezzi dell’Album, dai Canti Orfici di Dino Campana (in La notte mi par bella e Vele), dalla lingua sonora di Biagio Marin, Giacomo Noventa (in Sottovento), Ernesto Calzavara (Parole Mate), dai versi di Erri De Luca (Il Prigioniero Ante e Sputi).
Una canzone (Il Sergente nella neve) contiene un frammento di Mario Rigoni Stern un po’ “arrangiato” e inserito nella filastrocca del Soldatino di Rodari.
Il tema iniziale del concerto è rimasto in alcuni pezzi (Mar Adriatico, 2 Parti di Idrogeno, Regola Acquea…), altri sono stati inventati mentre registravamo.
SPUTI, così abbiamo chiamato l’album, non è un lavoro ricercato, abbiamo preferito fissare quel che l’istinto suggeriva.
Alcune soluzioni sono rimaste ruvide, l’aria che tira nelle parole ha suggerito la musica.”

Marco Paolini – maggio 2004

Frammenti di testo

… Che prezzo infatti si può dare al vapore, alla nebbia,
alla nube, alla pioggia, al nevischio, alla neve, alla grandine?
La grandine deve essere considerata un costo o un ricavo?
Il suo essere bene indiviso da secoli nelle antiche civiltà
che fermavano la proprietà sulle rive,
il suo esser diventata merce nell’ultima frontiera, il WEST,
dove chi arrivava primo alla terra era padrone anche dell’acqua e delle sorgenti, purché avesse un fucile per difenderla.
I nativi d’america erano ovviamente esclusi dalla gara
perché trovandosi già in loco erano troppo avvantaggiati.

Nasce così la possibilità di vendere e comprare acqua
basandosi sul nuovo diritto di proprietà.
È un’idea che fa proseliti.
Ah Bloom, per bere occorre stappare, non si può fare da riva.
Imbrigliare, arginare, deviare, sbarrare, incubare, imbottigliare, razionare
e pensare a come rivendere gli icebergs, i banchi di ghiaccio.
Mentre già mulini idraulici, turbine, dinamo e centrali, ma anche lavatrici e macchine per fare il silicio giustificano un prelievo.
Ah, la potenzialità di maree imbrigliate e dislivelli fluviali.
E il prezzo? Difficile non pensare che una spiacevole conseguenza di un prezzo al litro avrebbe ricadute di svalutazione dell’intera razza umana.

Giacchè per la sua ubiquità essa rappresenta anche il 90% del corpo umano,
esclusi i presenti, come dire che la vita vale si e no 6 casse d’acqua minerale.
E la scadenza? Se è merce, avrà per forza scadenza.

Che farsene degli stagni pestilenziali,
delle pozzanghere inquinate,
ma soprattutto dell’acqua dei fiori andata a male.
Nel bilancio idrico contabile del pianeta
l’acqua dei vasi da fiore andata a male
dove la metto: a costo o a ricavo?
Ma siamo sulla Luna?

Foto



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