Teatro fra parentesi nasce da una necessità: quella di immaginare un ruolo per lo spettacolo dal vivo che sia a tutto campo. Le categorie non bastano più, parole come Arte e Cultura usate in difesa di una forma viva e mutevole suonano rinunciatarie. Circostanze straordinarie esigono sforzi straordinari.
Con queste premesse è nata l’idea di Teatro fra parentesi.
Lo spettacolo pensato durante il primo isolamento è andato in scena durante l’estate 2020 per pochi spettatori alla volta, distanziati. Avrebbe dovuto proseguire il suo cammino con la stagione invernale 20/21 ma la falsa (ri)partenza delle programmazioni teatrali lo ha di nuovo fermato.
Fondato su un canovaccio autobiografico che cuce insieme storie vecchie e nuove, si è arricchito via via con canzoni e musiche. Insieme a Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi, Marco Paolini lo ha plasmato come un concerto di storie tra loro in apparenza lontane che gradualmente si collegano, si parlano, raccontando come i comportamenti individuali possano influenzare la direzione di una storia comune, pesare in modo determinante sul futuro di molte persone.
Si narra in modo intimo e personale, condividendo preoccupazioni, speranze e progetti coinvolgenti.
Lo spettacolo, senza forzature nei proclami, indica in modo concreto un ruolo possibile per lo spettacolo dal vivo di questi tempi, fondato anche sull’ascoltare e non solo sul trasmettere.
Per queste ragioni si è scelto di proporlo come spettacolo principale di questo nuovo tempo teatrale, non più coniato in termini di rassegna estiva e stagione invernale, ma di aperture al pubblico condizionate dalle misure di sicurezza.
Ci sarà tempo per gli altri titoli, sia per il repertorio che per i lavori nuovi pensati e provati prima e durante questa pandemia che cambia le priorità, che muta il quadro, il contesto, il tempo.
Questo per noi è un tempo di Teatro fra parentesi.
“A me sembra importante far stare bene le persone in questi tempi difficili, fare in modo che il metro di distanza sociale tra noi si accorci e che i minuti si allunghino, far si che dopo lo spettacolo chi vuole si fermi ancora e si continui così per un po’ a farsi domande e raccontare storie.
Dicono, a ragione, che non si tornerà come prima. Qualcosa è cambiato…
Cosa?
Io per esempio… Di questo sono abbastanza sicuro. Non ce l’ho fatta a tornare (come prima).
Da cosa dipenderà il mio (il nostro) futuro? Dalla legge di mercato?
Dall’irresistibile attrazione verso ogni nuovo device portatile che mi farà da protesi?
Dalle ricerche sul genoma?
Dalle reti sempre più complesse e meno neutre?
Dal cambiamento climatico che rende fragili gli ambienti dove viviamo? Oppure da un vulcano, un asteroide, un terremoto?
Gli ultimi tre non dipendono da noi, il resto sì.
Gli ultimi tre sono incontri che speri di non fare, il resto che tu lo voglia o no conta già nel tuo futuro.
In passato sono stato un ricercatore di futuro. Perché ho smesso?
Ho fallito, non avevo preso in considerazione un virus di tipo Corona e il suo salto di specie.
Non ho parole che possano consolare, togliere gli incubi e ridare la forza a chi l’ha perduta. Come pensare di trovare ascolto parlando di futuro se l’orizzonte si sposta a fine mese?
Se l’importante è diventato ritrovarsi, risentire un gusto, tirare tardi adesso e finché si potrà… da qui voglio ripartire.
Il titolo è quello di un anno fa, ma il contenuto è tutta un’altra storia e cambierà, se serve
cambierà.” M.P.
Giugno 2021
Questo sito utilizza cookie tecnici, analitici e di terze parti per le sue funzionalità. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui Cookie Policy. Cliccando "Ok" su questo banner o proseguendo nella navigazione del sito acconsenti all'uso dei cookie.
Scegli a quali categorie di cookie dare il consenso. Clicca su "Salva impostazioni cookie" per confermare la tua scelta.
Scegli a quali categorie di cookie dare il consenso. Clicca su "Salva impostazioni cookie" per confermare la tua scelta.
Questo contenuto è bloccato. Per visualizzarlo devi accettare i cookie '%CC%'.