Per parlare di un territorio che conosce molto bene (è nato ad Asolo in provincia di Treviso), il giornalista e scrittore Gian Antonio Stella nel 1996 ha pubblicato un libro intitolato «Schèi». Il «mitico Nord-Est» (il sottotitolo del libro era «dal boom alla rivolta») veniva così sintetizzato con una parola, Schèi, appunto, un termine che significa soldi, denaro, palanche. Si parla molto di schèi anche nel film «Effetto domino» di Alessandro Rossetto, documentarista prestato al cinema di fiction ma che nel passaggio tra i due generi ha saputo mantenere lo sguardo preciso e il taglio geometrico dell'esplorazione della realtà. Arrivato nelle sale praticamente in concomitanza con il suo passaggio alla Mostra del Cinema di Venezia dove è stato presentato nella sezione Sconfini, il film è stato proiettato in anteprima al cinema Conca Verde di Longuelo (dove resterà in programmazione) mercoledì sera alla presenza del regista e degli attori Maria Roveran, Nicoletta Maragno e Marco Paolini.
Gli schèi, i soldi, dunque, tanti, sono quelli che servono ai due protagonisti della vicenda: Gianni Colombo, geometra specializzato nel mercato immobiliare, e Franco Rampazzo, l'amico d i una vita che, da muratore (ha un piccone e una pala tatuati sulla spalla),è diventato un piccolo impresario. Ambientato in un imprecisato Nord-Est italiano che si intuisce solo dal fatto che i protagonisti parlano solo o quasi esclusivamente in dialetto (tanto che necessita di sottotitoli), ma che, come ha sottolineato il regista intervenuto dopo la proiezione, potrebbe essere ambientato in qualsiasi altro contesto, il film racconta appunto di questi due imprenditori, da anni alle prese con la crisi del settore, che hanno deciso di dare la loro personale scalata al cielo. L'idea è quella di rilevare una decina di grandi alberghi o centri termali ormai in disuso che giacciono nella zona, ormai abbandonati da anni, malinconiche presenze di un boom economico tanto veloce nella crescita quanto repentino nella scomparsa, demolirli o ristrutturali e al loro posto costruire migliaia di appartamenti per una clientela possibilmente e potenzialmente facoltosa: quella degli anziani, dato che la popolazione mondiale (pensano in grande) sta, appunto, statisticamente, invecchiando. Per fare questo, come abbiamo detto, servono soldi, tanti soldi che un gruppo bancario mette a disposizione dei due. Otto cantieri aperti, altri dodici da aprire ma è proprio a questo punto che la banca non solo chiude i rubinetti del credito ma pretende indietro la somma prestata in precedenza. O meglio, qualcuno lo fa fare alla banca dato che nell'ombra si muovono misteriosi finanzieri di Hong Kong e un altrettanto misterioso mediatore, tale Vokler (Marco Paolini), interessati all'affare ma decisi ad agire per proprio conto. Finiti i soldi si mette in moto quel meccanismo infernale, quell'effetto domino che dà il titolo al film perché uno a uno, gli artigiani cui i due imprenditori avevano commissionato dei lavori, si erano, a loro volta, indebitati con le banche chiedendo prestiti o mutui per acquistare i materiali e così via a cascata dove a restare stritolati sono, naturalmente, i più deboli. Qualcuno si rivolta, qualcuno minaccia, qualcuno non regge e si toglie la vita, tutti incolpano tutti, tutti rivogliono indietro i propri schèi, si vedono pignorati gli stipendi, poi le case, le famiglie, anche quella di Rampazzo, si sfasciano: il futuro è servito.
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