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VIVIMILANO – VI RACCONTO L’ECONOMIA

E' l'economia la protagonista dell'ultimo spettacolo di Marco Paolini e dei Mercanti di liquore, in scena al teatro Strehler da martedì 27. Per un gioco forse sottovalutato di corsi e ricorsi storici è tornata a spadroneggiare sulle nostre esistenze, trasformandoci in neo-miserabili, dopo averci fatto assaggiare i frutti, prelibati per pochi e indigesti per molti, del neoliberismo e della globalizzazione. Monologhi, canzoni e racconti compongono «Miserabili. Io e Margaret Thatcher», in cui Paolini riprende il discorso interrotto alle soglie degli anni '80 nei suoi «Album» per «ragionare ad alta voce» sui cambiamenti della società italiana negli ultimi decenni.
Il titolo pare avvicinare l'800 agli anni '80, perché?
«Il mondo di fine '800 raccontato da Hugo nei "Miserabili" o da Marx nel
"Capitale" ha forse più punti di contatto con il nostro di quanto immaginiamo. Quel periodo aveva dentro di sé un'accelerazione, conosciuta come
Belle Époque, che portò quarant'anni di benessere e di ricchezza, di espansione del commercio e del colonialismo, ma con la "leggera" conseguenza, per consentire all'economia la massima apertura dei mercati, di un'assenza di ammortizzatori sociali tale da schiacciare e rendere precaria la vita di moltissime persone. Io vedo tornare qualcosa di ottocentesco, a partire dai modelli economici, che stanno al di sopra delle leggi e della politica. Mi sono chiesto quanto tutto cio' potesse servire per avere coscienza di quel che stiamo diventando, dopo la metamorfosi avviata negli anni '80 dalla Thatcher o da Reagan e fondata sul primato dell'individualismo, del libero mercato, della globalizzazione». Chi sono i Miserabili del terzo millennio?
«Miserabile è quella società che rinuncia a costruire il futuro e che si arrende agli oroscopi e ai maghi della finanza. Oggi siamo in balia di un sistema in cui la politica è sempre più incapace di determinare il futuro: ci condiziona più la Playstation 7 che il governo prossimo venturo».
Come è strutturato lo spettacolo? «Parto dagli "Album", che si fermavano alla vigilia degli anni '80, e poi proseguo nel racconto ma in modo diverso: mantengo un punto di vista legato alla provincia del nord-est italiano nella figura del mio alter ego immaginario Nicola e ci agiungo la Thatcher perché, in epoca ci globalizzazione, non potevo tenere i miei personagi solo dentro i confini di una lingua e di una regione. Non parlo comunque di Storia "macro", ma dei cambiamenti della nostra vita quotidiana. Il lavoro con i Mercanti di Liquore ha fatto sì che i miei racconti si trasformassero poi in canzoni e ballate, una dozzina circa, tutte originali, a parte un omaggio a Giorgio Gaber e alla sua "La libertà"».

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