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Ballata di uomini e cani

Fisarmonica (Gianluca Casadei), clarinetto (Angelo Baselli), chitarra (Lorenzo Monguzzi): un robusto sottofondo musicale e di corsa in scena, che non c’è tempo da perdere. Fin dal primo momento Paolini comunica allo spettatore quel senso di urgenza e avventura di cui la sua narrazione sarà impregnata per tutta la serata. Il fluire dello spettacolo è sicuro: le battute di Paolini, dosate con maestria, strappano al pubblico più di una risata, affiancando il testo senza mai oscurarlo.
A dar ritmo, oltre alle canzoni di Woody Guthrie e ad alcuni pezzi dello stesso Monguzzi, il sapiente uso dell’illuminazione. Il palco si colora inizialmente di azzurro, freddo e ironico come il cane Macchia, protagonista della prima parte dello spettacolo. Si tingerà poi di rosso, ad accompagnare la rabbia di Bastardo, che animerà la vicenda nel secondo spezzone.
“Ballata di uomini e cani” racconta Jack London. Non i suoi scritti, ma lo spirito che li anima, spirito che pare confondersi con quello dello scrittore stesso, che sveste in alcuni passaggi i panni del romanziere per indossare quelli del protagonista.
Dramma e ironia si inseguono, in bilico su un sottile ma robusto filo di passione, che offre poche risposte ma stimola mille domande. “Ballata di uomini e cani” è una storia di vagabondi ed è a questi sbandati che si mescola lo stesso London. Vagabondi capaci di inseguire un treno, per cui non hanno il biglietto, per tutta la notte, al gelo, a costo della vita. Forse però, anche se non conoscono ancora la propria destinazione, non tutti quelli che vagano sono senza meta, specie se sono a caccia di qualcosa che vale la pena di inseguire.
Stasera Jack London non appare cristallizzato nella figura di autore per ragazzi, in cui egli stesso, ci racconta Paolini, pare ritrovarsi poco. E se la corsa all’oro nel Klondike ha un profumo lontano, di fine XIX secolo, ben più vicini al nostro sentire emergono in scena, con crescente chiarezza, speranze e paure di uomini capaci, costretti, a rischiare se stessi per la flebile speranza di un avvenire migliore.

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