«Nel mio spettacolo la disperazione di chi cerca una nuova Itaca»
TERNI - Marco Paolini come Ulisse. Il primo eroe della letteratura occidentale continua a turbare e affascinare con la sua umanissima, modernissima miscela di virtù e difetti. La sua figura è al centro di uno degli spettacoli più anomali dell’estate italiana, in apertura (per due sere, il 19 e 20 giugno) di «Terni in Jazz Fest», terza edizione di una rassegna che prosegue fino al 22. Intitolato U - Ulisse , alterna il jazz di due personalità del pianoforte contemporaneo, Giorgio Gaslini e Uri Caine (nel finale, un dialogo a quattro mani), alla straordinaria capacità affabulatoria di Paolini e alle visionarie scenografie di Arnaldo Pomodoro.
Proprio quest’ultimo getta lo spettatore nell’esperienza di Ulisse, fuori da ogni coordinata spaziale e temporale. Pomodoro ha costruito lo scheletro di una grande nave, per metà relitto, per metà rifugio, al centro del sito archeologico di Carsulae, presso Terni sulla via Flaminia: il pubblico raggiungerà a piedi gli scranni della grande nave «spiaggiata», perdendo via via il contatto con il mondo contemporaneo. La poppa e la prua dell’imbarcazione sono i due palchi, dominati da due enormi e coloratissime vele. Tra essi ma anche fuori, in mezzo alle rovine, Paolini sarà Ulisse e Omero, Dante e l’anonimo sans papier che attraversa ancor oggi il Mediterraneo con la stessa angoscia e incertezza dell’eroe dell’Odissea.
«La poesia - spiega Paolini citando Andrea Zanzotto - dovrebbe esser cieca e mendica come Omero, girare il mondo come una lettera destinata a tornare al mittente con un raccolto di storie, pensieri, cose, fatti. Mi piace pensare il racconto di "U" come una lettera a più voci scritta da gente che non capiamo, spedita a gente che non vuol capire». Idea che ricorda le riflessioni di Macbeth sulla vita, «un racconto detto da un idiota, gonfio di rumore e furore, che non vuol dire nulla».
Ognuno dei quattro artisti ha una propria idea dell’eroe. Per Pomodoro guida una nave-scultura arcana e simbolica; Paolini lo paragona ai disperati d’oggi, pronti a rischiare la vita per trovare una nuova Itaca. Uri Caine, il musicista americano neo-direttore della Biennale Musica, vede l’Odissea come metafora della vita, e dunque Ulisse rappresenta l’umanità. Suonerà la sua parte di concerto affiancato da due jazzisti che utilizzeranno la musica elettronica, il sassofonista David Binney e il batterista Jim Black.
Giorgio Gaslini sarà invece alla testa del proprio nuovo quintetto, con Achille Succi a sax e clarinetti, Daniele Di Gregorio al vibrafono, Roberto Bonati al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria. «Come dice Piero Citati - racconta Gaslini, primo ideatore dello spettacolo con il promotore del festival Luciano Vanni - Ulisse è l’eroe del destino. Il destino non si può violentare, è segnato, ma ognuno è libero di viverlo al meglio. Per me è la metafora perfetta dell’artista, che è immerso nel proprio tempo ma vede e sente molto lontano». Gaslini ha scritto cinque temi diversi, «perché la personalità di Ulisse è molto sfaccettata, può indurre allo scherzo. Ma ci sono anche altre figure dell’Odissea, e in particolare Penelope, donna con una forza straordinaria: in fondo è lei, la donna, l’Ulisse di oggi».
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