Home > Il Teatro di Marco Paolini
di Marco Paolini "SANI! Teatro fra parentesi" nasce nel 2021, figlio di "Teatro fra parentesi". Un intreccio di storie autobiografiche e riflessioni sul tempo presente. In questo tempo di teatro fra parentesi non tutto dipende dalle norme, dipende dal buon senso, dal coraggio e dalla fiducia, dipende da noi.
“Ulisse Filò” è un canto che ha al centro lo scontro tra immortalità e morte, capricci divini ed eredità umane. Dèi divertiti e uomini sofferenti, i primi comodamente assisi con i loro telecomandi interattivi in mano, i secondi reduci di guerra incapaci di sottrarsi all’incubo. “Ulisse Filò” è un adattamento in forma oratoriale dello spettacolo “NEL TEMPO DEGLI DEI il calzolaio di Ulisse”, prodotto da Jolefilm e Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa.
Antenati è uno spettacolo legato al progetto La Fabbrica del Mondo, ripercorre l’evoluzione della nostra specie. Attraverso l’incontro immaginato con i nonni dei nonni, con le 4.000 generazioni che ci collegano ai nostri progenitori comuni, quel piccolo nucleo africano da cui tutti gli abitanti del pianeta della nostra specie provengono.
Teatro fra parentesi nasce da una necessità: quella di immaginare un ruolo per lo spettacolo dal vivo che sia a tutto campo. Le categorie non bastano più, parole come Arte e Cultura usate in difesa di una forma viva e mutevole suonano rinunciatarie. Circostanze straordinarie esigono sforzi straordinari.
Una forma magra di teatro, senza scena e senza personaggi, non una storia ma un filo di storie tenuto insieme con mestiere (quel che basta) e necessità (quella non manca). Un racconto dialogante nelle intenzioni di chi lo propone oggi a teatro, un invito agli spettatori a far filò insieme.
di Marco Paolini e Francesco Niccolini - regia Gabriele Vacis. Gli dèi quando giocano, giocano pesante. Se sbagliano hanno sempre il tempo di mettere le cose a posto. Per gli dèi il tempo non conta: non invecchiano, non seccano, hanno sempre tempo per fare e rifare le cose. Forse per questo non possono capire che ciò che accade a noi umani muta le cose, a volte per sempre.
Numero Primo è una storia che racconta di un futuro probabile fatto di cose, di bestie e di umani rimescolati insieme come si fa con le carte prima di giocare. Numero Primo è anche il soprannome del protagonista, figlio di Ettore e di madre incerta. Ma anche le cose e le bestie hanno voci e pensieri in questa storia.
Non sono un esperto di Internet, non sono un utente dei social. Non conosco la meccanica quantistica, né le Neuroscienze e la fisica, né la robotica e le intelligenze artificiali. Ma tutto questo mi riguarda e mi interessa. So che la mia vita sta cambiando grazie o per colpa delle tecnologie che da queste innovazioni derivano e di cui faccio uso anch’io come i miei simili.
Dal 7 al 31 maggio 2014 Marco Paolini ha realizzato al Théâtre de Vidy di Losanna in Svizzera un nuovo allestimento in francese di "ITIS Galileo" per la regia di Charles Tordjman.
Scoprire Verdi non solo dal punto di vista del musicista, ma da quello dell’uomo di teatro, per rivelarne la personalità e l’influenza sulla cultura italiana. Marco Paolini e Mario Brunello rendono omaggio a Verdi, raccontando l’uomo attraverso la sua vita e il suo lavoro. Non l’allestimento di un’opera e la sua esecuzione, ma il Verdi librettista, regista, impresario, patriota e politico.
Ballata di uomini e cani è un tributo a Jack London. Lo spettacolo ha la forma di un canzoniere teatrale con brani tratti da opere e racconti dello scrittore e con musiche e canzoni ad essi ispirate che non svolgono funzione di accompagnamento ma di narrazione alternandosi e dialogando con la forma orale.
Essere geniali, in circostanze difficili, può essere un problema, per gli altri soprattutto. Parte da questa considerazione il lavoro di approfondimento curioso che Marco Paolini e Francesco Niccolini hanno dedicato alla figura di Galileo. Va in scena a teatro un dialogo, anche se non proprio sopra i massimi sistemi, ma almeno su di un “minimo comune e multiplo”.
Par vardar è un passaggio all’indietro per andare avanti. È un viaggio nel dialetto dei poeti veneti, nelle loro lingue, nel loro paesaggio; un viaggio che serve a noi per non perdersi, per risentire identità e radici.
La macchina del capo prende vita dagli Album, i racconti teatrali costruiti lungo un arco temporale che va dal 1964 al 1984. È un lavoro sull’infanzia e sulla primissima adolescenza, tra la famiglia, la colonia e le avventure nel campetto di pallone.
Miserabili è un racconto in forma di ballata, che ricostruisce in quadri la metamorfosi della società italiana a partire dagli anni ’80. È l’economia l’argomento principale della ballata, l’intreccio di “macro” e “micro”, le ricette e le delusioni di questo passato prossimo che sconfina nel presente.
Lo spettacolo prende vita e ispirazione dal libro scritto nel 1953 da Mario Rigoni Stern dal titolo Il sergente nella neve (1953), il racconto autobiografico dell'allora sergente Rigoni, impegnato nella sanguinosa campagna di Russia durante il secondo conflitto mondiale.
Una sorta di concerto popolare, fatto di musiche originali composte ed eseguite dai Mercanti di liquore e testi in parte di poeti come Marin, Noventa, Campana, in parte scritti da Paolini, in parte tratti dalla vasta opera di Rodari. Il tema conduttore è l'acqua, la lotta tra chi vuol trattarla come merce e chi crede che essa debba essere sottratta alle regole del mercato e del possesso
Stazioni di transito è una piccola antologia composta di un numero variabile di racconti collegati da frammenti poetici ogni sera diversi. Nei racconti si rintracciano gli stessi personaggi degli ALBUM precedenti, ma non più tutti insieme; è l’ALBUM della diaspora, dopo la maturità liceale il gruppo si è disperso, alcuni vivono esperienze comuni, altri si perdono per strada.
Un racconto di formazione articolato, che condensa in due ore le storie di ragazzi di provincia nel passaggio dalla giovinezza alla maturità. La storia personale dei protagonisti intreccia la memoria collettiva dell’Italia segnata in quegli anni da ferite come la bomba di maggio in piazza della Loggia a Brescia.
Liberi tutti è il terzo Album, un romanzo teatrale sull’adolescenza, su quel tempo in cui stare con gli amici è la cosa più importante e il resto al confronto sbiadisce.
TIRI IN PORTA, il secondo degli Album, è la cronaca di dieci giorni, a partire dal settembre 1964, a cavallo tra le vacanze estive e l’inizio dell’ultimo anno di elementari per un gruppo di ragazzi di via Monte Cengio a Treviso, quando in via Monte Cengio c’era ancora un campetto di calcio confinante con l’asilo delle suore.
ADRIATICO è il primo degli Album, è un racconto in cinque episodi che vedono il protagonista Nicola alle prese con le vacanze in colonia.
Porto Marghera: nascita, sviluppo, ascesa, crisi e morte del capitalismo italiano. Tre anni di ricerche, un laboratorio permanente aperto ad ingegneri, chimici, esperti di finanza, giornalisti, sociologi, scrittori, storici. E un narratore, Marco Paolini, alla ricerca di forme possibili per questo racconto lungo un secolo.
La storia del DC9 I-TIGI è di quelle che vanno raccontate, è una tragedia globale perché vittime, testimoni e colpevoli appartengono a paesi e sistemi diversi e non c’è nessun giudice che riesca ad erigersi al di sopra delle differenze e dei conflitti planetari fra ragioni del diritto e ragion di stato tra richiesta di giustizia, esigenza di verità e convenienza del silenzio inconfessabili decisioni.
Appunti foresti è il riallestimento de Il Milione quaderno veneziano, in una versione in cui l’evocazione scenica è affidata solo alla parola dell’attore, che si fa musica, scena, racconto.
VAJONT, 9 OTTOBRE ’63 è nato come racconto privato, poi è diventato teatro, poi orazione civile; è passato dalle case alle scuole, ai teatri, alla televisione e infine alle librerie. VAJONT è stato uno spartiacque, ho imparato da quel lavoro che c’è un ruolo da attore che non può più esser scrollato di dosso come un personaggio qualunque.
Un monologo che attraversa tutta la storia di Venezia, lontano dai suoi aspetti cartolineschi. Al centro dello spettacolo i tanti “naufragi” della città: aerei che scivolano in Laguna, barche in secca per una marea più bassa del normale… Cormorani troppo pesanti per decollare, piccioni e gabbiani, cavallini di Murano che pascolano sul tavolo del tinello troppo vicino al bordo.
La storia non è una storia, ma una geografia, un viaggio su e giù per l’Italia non da casello a casello, ma da teatro a teatro, passando per strade provinciali, piazzette, stazioni di servizio e bar fuori mano alla ricerca di un “paesaggio di parole” dove è proprio la poesia a far da guida.
L’Orto è un’immagine che si adatta a meraviglia alla descrizione di paesaggi italiani. L’ho immaginato stando in cima al primo tornante sulla strada che scende dall’altipiano di Asiago verso la pianura sottostante. Nello spettacolo ho messo una serie di teatrini per raccontare questo paesaggio prima e dopo la seconda guerra mondiale, il passaggio da mondo rurale agricolo a industriale.
BESTIARIO VENETO è una raccolta di paesaggi raccontati senza macchina fotografica, di storie e di persone del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, di poeti incontrati e messi uno accanto all’altro senza un criterio filologico-storico, ma perché aiutano, servono per farsi un’idea di questa terra.
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