A Venezia "Il Milione" recitato in una piattaforma galleggiante. L'artista applaude il pubblico sulle gondole
Suggestivo scenario per il monologo ispirato a Marco Polo e allestito in Laguna. Giovedì è stato trasmesso in diretta da Raidue: oltre due milioni di spettatori, ma lontano dai record di "Vajont"
VENEZIA - Giovedì sera l'imbarco comincia molto presto. Verso le sette, dopo la verifica dei documenti da parte della Marina (l'Arsenale di Venezia, ancorché abbandonato, è zona militare), varcati i cancelli, a gruppi gli spettatori prendono posto sulle barche. Caorline, gondole, mascarete, sandali, tutte messe a disposizione dalle unioni remiere della città per la terza e ultima serata dello spettacolo "Il Milione" di Marco Paolini, la più importante, quella ripresa in diretta da Raidue a partire dalle 21.
Chi sale sulle imbarcazioni più piccole ha un attimo di panico, gli sembra di finire in acqua, ma appena il rematore dà i primi colpi passa tutto. A cinque spettatori, però, va peggio: l'ultimo a entrare squilibra la braca e il bagno è inevitabile. Vittime accertate, tre telefonini.
Gli altri, invece, arrivano davanti al palcoscenico galleggiante sotto le navate della Gaggiandra, il bacino dove un tempo si costruivano le navi di Venezia. Le barche vicino ai muri laterali si ormeggiano, le altre si legano con le cime. Il cielo si fa scuro, comincia l'attesa. Marco Paolini, dal palcoscenico, parla col pubblico: "Non siete comparse, lo spettacolo siete voi. Stasera si aggiunge uno da casa, lo spettatore della tv, aiutatemi a farlo sentire in barca". L'autore-attore di "Vajont" è emozionatissimo. Ma anche lui sa bene che il lunghissimo tempo vuoto prima dell'inizio è la cosa più importante, quella che i presenti hanno solo per loro, da non spartire con il pubblico televisivo. Illuminata e zeppa di gente la motonave Aquileia dell'Actv si ancora appena fuori la navata. Paolini raccomanda: "per favore, non fate pss pss, perché quelli delle barche qui davanti non possono permettersi il lusso di farsi scappare la pipì". Così, immobili, pazienti, veneziani e ospiti vivono la loro serata irripetibile.
Organizzati, molti tirano fuori salame e pane, uva e mele, vino e formaggio. Un tappo di prosecco arriva sul palco. "Grazie, dice Marco, ma la bottiglia?". Alessandra di Milano ha solo delle pasticche di liquirizia: lavora nel teatro, a Brescia, dopo anni passati al Piccolo. Conosce Paolini, è qui per lui. Dai monitor tv si vede il Tg2, con le immagini di Battisti, parte un applauso. Dice Paolini: "Lui non ci sente più, ma le sue canzoni noi ce le portiamo dentro". Poi, alla fine, si va.
Partito tra polemiche (alla presentazione, il sindaco Cacciari lanciava l'accusa "veneziani incivili"), dopo un difficile rodaggio, giovedì sera "Il Milione" di Paolini ha operato il miracolo: ha mostrato cosa può fare ancora questa città. I vogatori hanno alzato i remi e cantato per lui, Venezia lo ha riconosciuto come uno dei suoi, lui che invece è della terraferma, di Treviso.
Alla fine, spenti gli schermi tv, continuano gli applausi. Paolini non finisce più di ringraziare. "Una serata così non capiterà più a nessuno", dice. Più che Marco Polo sembra Enrico V. E certamente quelli che erano con lui potranno dire: quel giorno c'ero anch'io.
Questo sito utilizza cookie tecnici, analitici e di terze parti per le sue funzionalità. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui Cookie Policy. Cliccando "Ok" su questo banner o proseguendo nella navigazione del sito acconsenti all'uso dei cookie.
Scegli a quali categorie di cookie dare il consenso. Clicca su "Salva impostazioni cookie" per confermare la tua scelta.
Scegli a quali categorie di cookie dare il consenso. Clicca su "Salva impostazioni cookie" per confermare la tua scelta.
Questo contenuto è bloccato. Per visualizzarlo devi accettare i cookie '%CC%'.