TEATRO Seconda serata del trittico di Marco Paolini a Pordenone
Il racconto della sua maturazione in "Aprile 74 e 5"
APRILE '74 E 5 - TRA UN CAMPO DI RUGBY E LA PIAZZA di e con Marco Paolini, con Francesco Sansalone alla chitarra. In scena nell'Auditorium Concordia di Pordenone.
Ha ragione Marco Paolini quando, a inizio spettacolo, dice che questo "Aprile '74 e 5" è «un racconto d'amore: l'amore per la politica», quella che si scopre da ragazzi, magari vivendo in quel Veneto che era "bianco" prima di diventare "verde padano", nel quale sembrava che tutto andasse bene, ma che invece aveva anch'esso tante cose da cambiare. Ma cambiare come? «Facendo politica» (vale a dire innamorandosi delle liturgie più che degli ideali - ancora confusi - e cercando comunque una "compagna") nel Circolo I Maggio. Nel quale, in verità, non si teorizzava la rivoluzione, ma si facevano assemblee interminabili dove si discuteva animatamente dei problemi del mondo senza arrivare ad alcun risultato pratico e, spesso, confondendo il politico con il privato.È in questo clima del 1974 e dintorni, quando una generazione di amici finisce il liceo e qualcuno penserà all'università, che il mondo sembra cambiare. Nel privato perché Nicola conosce la Norma; nel gruppo perché grazie a don Tarcisio ("disoccupato" sia come prete sospeso "a divinis" per aver fatto arrabbiare la gerarchia, sia come "preteoperario" perché il Petrolchimico è in sciopero) nasce la squadra giovanile di rugby che vincerà il campionato; nella società con la vittoria laica al referendum sul divorzio, ma anche con le stragi di terrorismo (Piazza della Loggia a Brescia).
Per quei giovani è il tempo del passaggio dalla fanciullezza alla maturità, che si ottiene anche frequentando il bar della Jole - mitica partigiana ex prostituta - che, grazie alla varia umanità che vi si ritrova, diviene scuola di vita. Insomma, ancora una volta Paolini ha divertito, incantato, commosso il pubblico - che l'ha seguito con partecipazione - con i suoi racconti perché la memoria resti viva in chi c'era e per far sapere ai più giovani. Nella convinzione che un futuro senza le basi della memoria non sta in piedi. Con coraggio l'attore porta avanti questa sua concezione di teatro civile e di ciò bisogna essergliene grati.
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