Mazzacurati: “L’incontro con lui mi ha segnato”. Paolini: “Intesa immediata, le persone sanno riconoscersi”
I tre artisti al Bo per il film presentato alla mostra di Venezia: applausi calorosi
Il regista Carlo Mazzacurati, l’attore Marco Paolini, lo scrittore Mario Rigoni Stern insieme in tre giorni di lavoro sapiente in una baita quasi persa nel silenzio della piana di Marcesina tutta bianca di neve hanno intrecciato domande e ascoltato risposte, senza fretta. Piano piano, come da una fitta nevicata in una gelida giornata invernale, ne è emersa la figura di un uomo, la sua storia a partire dai primi ricordi infantili, l’esperienza terribile della guerra e della prigionia, la paura della morte, il ritorno faticoso alla vita, l’amore per la natura e per l’Altipiano. E’ Mario Rigoni Stern che si racconta in ‘Ritratti’. Il film di Carlo Mazzacurati e Marco Paolini realizzato con il montaggio di Paolo Cottignola e prodotto da Francesco Bonsembiante per la Regione Veneto e per Vesna film è stato presentato ieri pomeriggio nell’aula Magna del Bo con la partecipazione di un folto pubblico che lo ha accolto con un lunghissimo applauso.
“E’ stata la prima volta – ha detto Carlo Mazzacurati – che ho utilizzato la macchina da presa non per raccontare, ma per ascoltare una storia. E l’incontro con Rigoni mi ha segnato”. “Alla fine dello scorso gennaio – ha ricordato Paolini – sono stato con Mazzacurati e la Vesna Film sull’Altopiano per conoscere Rigoni ‘un vecio cordialissimo con paralare melodioso’”. L’intesa è stata immediata perché ha aggiunto Rigoni “ci sono persone che si incontrano, si riconoscono e decidono di camminare insieme”.
“Quando mi proposero di partecipare a ‘Ritratti’ – ha spiegato Rigoni – ero incerto. Posi due condizioni: riprese invernali ed in un luogo appartato. Dovevo solo confrontarmi con Paolini, senza scaletta. Il discorso mi è venuto spontaneo e credo che il pubblico lo senta”. Il ‘vecio cordialissimo’ ha tirato fuori come se fossero stati sepolti sotto tutta quella neve i ricordi più cari e dietro allo scrittore è apparso l’uomo: e tutta una vita trascorsa a far legna, a fare la guerra, a fare figli, a lavorare al catasto, a raccontare storie. Un posto speciale occupano in questo lungometraggio – che è stato selezionato per la 56 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – i ricordi di guerra. La campagna di Russia, gli attacchi in prima linea quando “trattenevo l’aria nei polmoni quasi per trattenere la vita”. Rigoni parla della ritirata, dell’esperienza del lager, del ritorno a casa con la storia del ‘Sergente della neve’ già nello zaino: un pacchetto di fogli tenuti insieme con lo spago. E mentre Rigoni e Paolini si parlano i primi piani di Mazzacurati vanno oltre i loro visi, dritti dritti fino al cuore. Il film si conclude con un sogno di Rigoni: poter vagare con gli sci ai piedi per l’eternità tra i boschi e vedere nelle macchie e tra i mughi le pernici bianche che ricordano le anime degli amici morti. Calorosissimo l’applauso finale.
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