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LA CRONACA DI CREMONA –

La scelta di favorire un teatro "off", ovvero che si discosti quanto più possibile dalla tradizione e che, dunque, percorra strade differenti rispetto alla cosiddetta "classicità', sembra essere la formula vincente adottata dagli organizzatori della stagione di prosa del Ponchielli tuttora in corso, i quali hanno deciso di affiancare questa declinazione teatrale - la si può definire "sperimentale", innovativa - a quella più tradizionale, più "classica", attenta a proporre - ed è il caso dei testi finora presentati - autori come Pierre Marivaux e Samuel Beckett. Come già era accaduto in occasione dello spettacolo di esordio, Concha Bonita, primo degli appuntamenti inseriti nella pregevole rassegna DiversaMente, anche ieri sera gli spettatori del nostro teatro più prestigioso hanno avuto modo di apprezzare uno spettacolo del tutto fuori dell'ordinario, e forse proprio per questo così partecipato ed applaudito. Miserabili - Io e Margaret Thatcher, messo in
scena da Marco Paolini, ha acceso l'entusiasmo degli appassionati grazie ad una serie -di elementi risultati perfetti, capaci di incontrare il favore della platea. Definita dall'autore stesso una sorta di work in progress, l'esibizione, agevolata dalla presenza de I Mercanti di Liquore - il gruppo al quale è stata affidata esecuzione delle musiche del racconto, proposto in forma di ballata -, ha palesato la forza recitativa dell'artista, calatosi nei panni di Nicola, protagonista degli Album di Marco Paolini, soggetto adatto, benché caratterizzato da uno status sociale non invidiabile, per indagare la società civile, analizzata sotto il profilo economico (e, in seguito, anche politico) in un immaginario dialogo con l'ex-premier britannico. Ne è scaturito uno spettacolo a tratti surreale, in cui l'ironia velenosa di Paolini è divenuta il simbolo di una critica aspra e, per certi versi, condivisibile verso lo sgretolamento di una comunità che, dalla fine della Seconda guerra mondiale fino ad arrivare agli anni Ottanta (benché la disamina di Paolini sia giunta fino ai giorni nostri), ha smesso di distinguersi per la ricerca di valori etici. Un'analisi impietosa, sottile e mai banale, condotta mantenendo sempre il sorriso - beffardo - sulle labbra.

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