BOLZANO - È tornato Marco Paolini in regione con questo spettacolo che mette in scena un inusuale Ulisse, in cui Paolini amalgama elementi della mitologia greca con spunti dati dalla modernità. Paolini era già stato a Pergine con Nel tempo degli dei - Il calzolaio di Ulisse, ma in questa versione presentata allo Stabile di Bolzano, su testo suo e di Francesco Niccolini, per la regia di Gabriele Vacis, ha roso lo spettacolo più fluido, supportato felicemente da Elia Tapognani, che interpreta Telemaco, da Saba Anglana impegnata in più ruoli che nel cantato esibisce una voce cristallina, da Elisabetta Bosio da Lorenzo Monguzzi, cantante e voce recitante fino al talentuoso Vittorio Cerroni, diciassette anni, ma grande presenza scenica nella sua sbruffoneria che si rivela essere Hermes, dio protettore dei ladri e degli attori. Il racconto parte in maniera disorientante per il pubblico, ma sale in crescendo fino alla strage dei Proci al ritorno a Itaca di Ulisse, supportato da Athena, dea della guerra e sorella di Hermes. Paolini fa diventare il racconto un epitome eterno. Ulisse siamo noi. È il profugo che approda sulle nostre terre e gli dei immortali sono i cattivi odierni, i poteri che ci vorrebbero eternamente impegnati in guerre tra poveri. Alla fine, dagli spettatori di tutto il teatro comunale applausi a scena aperta per uno spettacolo non banale con Paolini mattatore sempre più maturo nella recitazione.
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