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La Repubblica-Dalla Russia con Paolini tragico e demenziale

Tratto dal “Sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern. Musiche di Uri Caine.

Arrivato a narrare le grandi catastrofi dei nostri giorni dopo essere partito dai suoi diari di ragazzo, Marco Paolini ha anche un debole per gli scrittori della sua terra. Ora, dopo qualche spettacolo di denuncia un po’ deludente, ha deciso di mischiare le carte e va a pescarsi un tema nella tragica ritirata di Russia che ispirò il Sergente nella neve di Mario Rigoni Stern, col quale ha già girato un film prima di dedicargli questo lavoro, dove non riprende letteralmente il testo ma è lui a raccontare, rendendo allo scrittore una sorta di omaggio. Alla personale reinvenzione del libro aggiunge anche cronache di una sua recente ricognizione di confronto da lui effettuata sul Don e nei luoghi della tragedia, mentre non rinuncia a recuperare dalla grecità il parallelismo con la fuga di un esercito dalla guerra condotto e narrato da Senofonte nell’Anabasi.

Ma se al centro del racconto restano gli episodi coloriti o desolati di un disastro per cui un demenziale sogno di grandeur spedì alla morte nel gelo interi battaglioni, costretti dalla disorganizzazione a ricorrere all’arte di arrangiarsi, Paolini non costruisce il suo racconto con l’ordine pedante e gli schemi con cui indagò sul Petrolchimico qualche anno fa; qui gioca sulla frammentazione degli episodi e sovrappone i tempi, per cui le vicende del ’42-’43 non seguono un ordine preciso e allo stesso tempo si incrociano con la sua visita alla Russia di oggi, e non solo.

Con o senza berretto, davanti ad una grande carta geografica e a tre argentee strisce riflettenti, con un ragazzo (Marco Austeri) chiamato a volte in causa e occupato anche a fornire qualche nota che si aggiunge alle musiche di Uri Caine, Marco Paolini riversa le sue parole sul pubblico col gusto dell’improvvisatore, raramente legge qualche pezzo dal libro, mischia i tempi storici, accavalla lingua e dialetti, frastaglia il discorso e monta e smonta a suo modo l’azione, sottratta a una vera elencazione dei fatti. A compenso di qualche confusione che ne può nascere, la contemporaneità dei piani e dei momenti narrativi aiuta a rivivere la storia come nostra, riportandoci tra angosce, orrori, disordini, malgoverni assai prossimi a quelli della Babele in cui viviamo.

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