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La Repubblica – Marco Paolini è Galilei “Sarò il grande scienziato meno palloso che a scuola”

Il nuovo spettacolo in scena da venerdì

«Non parlo del '600, ma di un uomo che propone un modo di essere contemporaneo. Non indago il conflitto tra scienza e Chiesa, ma esploro l'odierna magia degli oroscopi.E non mi limito a un ritratto di Galileo, ma associo la sua vita a quella di Einstein. E infine non ho pensato a uno spettacolo definito, ma ho messo insieme biografie, note, domande aperte e filoni connessi. Con l'idea che si possa partire con lo zaino sbagliato, ma sono poi spalle e gambe a decidere lo zaino giusto».

Parla di "ITIS Galileo", Marco Paolini, alla vigilia di un "giro" di rodaggio. Il nuovo lavoro realizzato con Francesco Niccolini, la collaborazione di Michela Signori, la consulenza storica di Giovanni De Martis e la condivisione di Stefano De Matteis, avrà il primo appuntamento venerdì 7 a Mira, poi, tra l'altro, a Catania, Modena, Genova, Venezia e Firenze. «Quest'impresa risale a una "vendemmia" di due anni fa, prima dell'anno galileiano. Dopo, il materiale l'ho tenuto in botte, facendolo assaggiare alle scuole medie superiori, convincendomi che era affascinante lavorarci. Ai preliminari della narrazione gli studenti, col cellulare in mano, hanno reagito dicendomi che malgrado l'argomento pallosissimo ero riuscito in due ore a non far pensare ad altro».

Adesso Paolini ha davanti a sé la messinscena. «Spazio, luci e forma. "ITIS Galileo" va sedimentato perché ora è un vino novello, e tutti hanno fretta ma la struttura deve diventare musicale, umana. Prima la drammaturgia, poi la regia, e ora bisogna dare tempo all'interpretazione».

Si porrà interrogativi di secoli.

«Già. Cosa c'entra ad esempio Shakespeare con Galileo? Quanto uno sapeva dell'altro? I teatranti di allora non si occupano di riflessioni e conflitti di Galileo e di Copernico che pure cambiano il mondo». Sul tema c'è Brecht, nel '900. «Non mi sono confrontato col suo Galileo, che pure mi fu fondamentale, per i toni troppo in bianco e nero. A me hanno colpito le cose con cui non si sono fatti i conti fino in fondo, che si ripresentano nel tempo.

Vedi l'elemento magico, l'astrologia applicata ai destini, come se le stelle fossero fisse».E c'è, per Paolini, il rapporto complesso tra scienza e tecnologia. «Siamo capricciosi fruitori della tecnologia, demonizzando la scienza che la produce. Beneficiamo come bambini dei giocattoli che la tecnologia ci mette a disposizione, ma non ci sono più le suggestioni di un Giordano Bruno che sostenendo un universo infinito era potente come un Pasolini ante litteram». Un ponte è gettato tra Galileo e Einstein. «Personalità scomode, tutti e due autori di sbagli ma pieni di intuizioni, pronti ad accettare limiti e revisioni. Sono d'accordo con loro.

Anch'io, oggi, non sono disposto a tornare all'Arcadia. Non voglio essere escluso dalla scienza».

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