Va in scena potentemente (e multidisciplinarmente) un naufragio del pianeta, un collasso della tecnologia, una metaforica zattera cui si aggrappano gli ultimi due ipotetici utenti della rete, con "#Antropocene" che, al Romaeuropa Festival, alla Sala Sinopoli dell'Auditorium martedì 14 e mercoledì 15, è un manifesto-spettacolo di Marco Paolini, con musiche di Mauro Montalbetti, testi rap di Frankie hi-nrg mc, e direzione orchestrale di Mario Brunello anche violoncellista assieme a quasi venti orchestrali. Antropocene, termine coniato negli anni ‘80 dal biologo Eugene Stoermer, e adottato dal Nobel per la chimica Paul Crutzen, definisce l'epoca geologica attuale nella quale all'essere umano sono attribuite le modifiche strutturali e climatiche della Terra.
“Mostriamo una evoluzione alla rovescia, al tramonto dell’impatto dell’uomo sugli ecosistemi – spiega Marco Paolini – e la mia è la voce narrante, la voce di un utente che si rivolge a un call center per un disservizio di connessione, entrando in contatto con sfuggenti e virtuali operatori finché si instaura un rapporto riconoscibile e logorante con l’unico interlocutore rimasto che è il rapper Frankie Hi-nrg mc”.
Aggrappati all’energia della batteria d’un cellulare che si consuma, i superstiti di un contatto verbale-tecnologico sono due personaggi, Francesco Maria Piave e Ans-Bot. “A noi due sono riservate le battute dell’ultimo accesso a una comunicazione. Tutto muta velocemente nel corso della telefonata. Il mondo sociale si sta estinguendo. La nostalgia per la semplicità e anche per gli artifici delle cose condivise alimenta di per sé già un mito. E quest’odissea terminale a due procede secondo le sonorità composte o ricreate da Mauro Montalbetti, che s’ispira a diversi scenari musicali, quelli della forma dialogica e quelli della forma epica”.
#Antropocene è un finale di partita che, coi mezzi di un oratorio, riassume e mette in emergenza le alienazioni, le dipendenze, l’apocalisse. “In quest’opera, che è una specie di Passione laica, si intrecciano due dimensioni musicali separate da tre secoli, le partiture barocche e il sound del nostro tempo – specifica Mauro Montalbetti – e da frammenti di Johann Sebastian Bach, della “Passione secondo Giovanni”, si passa a materiali minimalisti, e al rap, cercando di costruire cortocircuiti emotivi di oggi con l’apporto del violoncello di Mario Brunello e di tutti gli strumenti dell’orchestra”.
S’annuncia, diremmo, uno spettacolo di contaminazioni, di rivisitazioni, di confronti tra linguaggi di ere analogiche e digitali.
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