di Elisa Petrillo
«Io non faccio prediche sul palco. La vera sfida è far dimenticare quello di cui stiamo parlando». Marco Paolini, il capostipite dei narratori impegnati, ha debutterà con lo spettacolo "Sani! Teatro tra parentesi" giovedì 9 febbraio, al Teatro Santa Cecilia di Palermo e venerdì 10 al Garibaldi di Enna. Maestro indiscusso del teatro politico contemporaneo, parlerà dei temi caldi dell'ambiente, dell'accoglienza, intrecciando canzoni e racconti autobiografici con la narrazione di periodi storici che hanno cambiato la storia dell'umanità. Il titolo dello spettacolo di Paolini prende spunto da un'espressione usata ai piedi delle Alpi per salutarsi, e riassume il senso del teatro attuale: un teatro che mette insieme creando ponti. Il filo conduttore è autobiografico.
Sei pronto ad abbracciare la Sicilia?
«lo credo di essere un privilegiato nel fare questo mestiere straordinario. In Sicilia, terra da cui sono lontano, incontro molte persone che mi scelgono, che vengono a vedermi con rispetto e mi fanno sentire come un ospite fortunato, perché non devo dimostrare qualcosa, mi sento abbastanza sciolto. "Non si gioca in casa", è una di quelle farsi che un attore non dovrebbe mai dire, perché il teatro non è casa tua, ma un luogo pubblico, che devi trattare con rispetto, in tutto, da come entri, ti vesti a come saluti e te ne vai. È un luogo laico pieno di significato. Io forse non ho il fiato di vent'anni ma ho ancora un po' di energia».
Una sorta di ballata popolare che alterna storie e canzoni, eseguite chitarra e voce da Lorenzo Monguzzi.
«Vogliamo dare leggerezza al pubblico ma parlando di cose serie è importante, come la lezione, per fare un esempio, di Italo Calvino».
Ci vuole coraggio per parlare di certi argomenti?
«lo credo che virtù come coraggio, determinazione servono per fare le scelte e non dire di te stesso. Però uno se lo dice, ci riesce. Sento gli effetti di questa età e mi dà molta soddisfazione ricominciare a fare gli spettacoli in tutta Italia e non solo vicino casa».
Come sei arrivato a parlare di questo tipo di teatro?
«Non lo so da dove parte, so che ad un certo punto ero un attore che parlava poco e faceva il clown e poi mi sono trovato a raccontare alcune storie e sono venute fuori delle storie importanti. Potevo diventare un autore ma sarebbe stato imbarazzante nelle stesure canoniche se le raccontavo io. Le storie hanno scelto me e in parte mi ci sono fiondato, ho scelto artisticamente delle storie difficili da raccontare, perché mi attraggono di più. Se si deve parlare di metri cubi o cloruro la sfida è interessante».
Nel pomeriggio di venerdì 10, l'artista incontrerà il pubblico al Caffè letterario Al Kenisa di Enna, accolto dal sindaco Maurizio Dipietro, per conversare con Simona Scattina, docente di Discipline dello spettacolo all'Università di Catania, Marco Canzoneri, curatore artistico e studioso di arti performative e Giuseppe Alfieri, presidente di Legambiente Sicilia.
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