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RECENSIONE – Marco Paolini e il suo teatro fra parentesi. Too big to fail

Se l’importante è diventato ritrovarsi, risentire un gusto, tirare tardi adesso e finché si potrà… da qui voglio ripartire.
Marco Paolini

BORGO SAN LORENZO – Giovedì 29 luglio, nel parco di Villa Pecori Giraldi, grazie alla collaborazione fra il Comune di Borgo San Lorenzo e la Fondazione Toscana Spettacolo, è andato in scena “Teatro fra parentesi” di e con Marco Paolini, con l’accompagnamento musicale di Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi. Come ogni opera di Paolini, è stato uno spettacolo denso di conoscenze, in cui il metodo di ricerca e di approfondimento dell’autore è diventato una sorta di personaggio cardine, che ha sostenuto e collegato tutte le esperienze narrate, apparentemente distanti fra loro, ma in realtà unite da grandi tematiche. Un’unione di macro e micro: tratti autobiografici di Paolini che si intrecciano con la Storia con la “S” maiuscola, in cui sono gli atteggiamenti del singolo a determinare il cambiamento: la presa di responsabilità di Stanislav Petrov, che scelse di non dare l’allarme quando gli venne segnalato un attacco, in realtà inesistente, da parte degli USA, evitando così che la guerra da fredda divenisse calda, Greta Thunberg che sceglie di reagire davanti alle catastrofi ambientali, la signora che sulle macerie della sua casa, dopo il terremoto in Friuli, offre del vino ai soccorritori. Volendo calpestare la retorica, Paolini ha dato comunque un accento morale al tema trattato, cercando di motivare i collegamenti fra i vari racconti con la descrizione della natura umana, che oscilla fra il cedere alla parte razionale e a quella emozionale. I preconcetti, le convinzioni solide spesso portano l’uomo a credere di essere troppo grande per fallire, come il sistema capitalista, che sembra forte e saldo, ma rischia di rimanere intrappolato nelle sue stesse regole. Forse anche “Teatro fra parentesi” è stato troppo forte per fallire, perché il moralismo finale, la descrizione dei comportamenti durante il lockdown, addirittura cantata in un pezzo struggente, avrebbero potuto determinare un picco di attenzione a gradimento nella resa di un’opera teatrale così ricercata e pensata. Un’attenzione agli insegnamenti dell’attualità, in particolare al fatto che “nessuno si salva da solo”, che ha voluto scuotere le coscienze degli spettatori: un cambiamento di stile giustificato dallo stesso Paolini, il quale ha detto che il suo essere ricercatore di futuro ha subito un mutamento nel periodo in cui l’orizzonte di vita si è spostato a fine mese. Un salto coraggioso in cui però c’è stato il rischio concreto che anche lo spettacolo divenisse vittima del suo stesso credo. Nonostante questo, la grande preparazione, il carisma dell’autore, l’energia inarrestabile dei musicisti e la forza degli argomenti storici che fuoriuscivano da quei racconti come missili lanciati durante un attacco nucleare hanno determinato un successo indiscusso. Molti si sono voluti avvicinare al palco alla fine dello spettacolo, su invito dell’artista, che ha precisato di mantenere le distanze di sicurezza, rendendo ancora più vivo l’applauso finale.

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